MILLELIRE
Arrivò la primavera, come tutti
gli anni e con lei arrivarono i primi abbandoni. Dapprima due simpatici
gattini: una tartarugata e un batuffolo rosso tigrato. Il Capo li ingabbiò
seduta stante e se li portò via, dove non fu lecito saperlo.
Fu il giorno di Pasquetta
che arrivò il solito regalo, quello trovato dentro l’uovo di cioccolato, non
gradito e scaricato il giorno dopo in Colonia. Ogni anno succedeva così, tanto
da aver istituito la ricorrenza della Maledizione di Pasquetta. Qualsiasi
giorno e mese capitasse Pasqua, il giorno dopo alla Colonia eravamo perlomeno
uno in più.
Lo buttarono dentro al locale
con le grate, senza troppi complimenti, tanto era già ferito e malconcio.
Un cucciolone di circa un anno
di età, socializzato e impaurito.
Quando il Capo se ne accorse
biascicò un: - Menomale, stavolta è uno solo e adulto!
Menomale un cazzo! si corresse
poi, quando vide che era ferito al posteriore con perdita di sangue e urina e
la coda ciondoloni. Era stato investito.
Ingabbiato fu portato a un
altro studio veterinario che doveva un favore al Capo. Visitato, notate le
ferite e l’addome un poco gonfio fu diagnosticata la peggiore delle malattie:
FIP. Il tutto senza avergli fatto uno straccio di radiografia. Fu curato con
antibiotici e cortisone mentre il Capo avanzava sospetti sul fatto che la coda
del nuovo arrivato fosse inanimata.
- Sicuro non si tratti di un banale
investimento?
- Ma che investimento e
investimento! Ha l’addome gonfio, pregno di liquidi. Va aspirato, curato e
fatte tutte le analisi del caso. Tra le varie analisi del caso si scoprì pure
che MILLELIRE, questo il suo nuovo nome, era un FIV+.
- E’ un concentrato di
disgrazie! – il commento del Capo, che continuava a nutrire dubbi sulla
diagnosi.
Il Capo non è un veterinario
anche se, a forza di stare in mezzo a gatti disastrati, qualcosa ha per forza
imparato.
- Questa non è FIP – andava
ripetendo ai veterinari, dopo che passato un mese MILLELIRE non era ancora
schiattato.
- E’ FIP, sicuro al 100%! – la
risposta degli stregoni.
La FIP (Peritonite Felina
Infettiva) non è diagnosticabile con nessun tipo di test, con il gatto ancora
in vita. Alla sua morte si possono fare esami necroscopici ma, di solito, è
oramai tardi per intervenire sul paziente.
Rimane comunque la più grande
ancora di salvezza per veterinari incapaci o alle prime armi.
Con la FIP sei a posto come
diagnosi, nessuno ti può smentire, e se il gatto muore ha fatto solo il suo
dovere.
Finisce che il Capo si incazza,
prende MILLELIRE e lo porta dai veterinari di fiducia che, in poco meno di
mezz’ora, diagnosticano uno slittamento delle vertebre sacrali con atrofia
completa della coda e scarsa ritenzione delle feci, solide e liquide a causa di un trauma.
- Con un bombardamento di
cortisone si poteva ripristinare la corretta funzionalità urinaria e defecatoria!
– commentarono – Oramai è troppo tardi per intervenire, ma col tempo tutto si
dovrebbe aggiustare.
Il Capo minacciò i precedenti
inetti veterinari di provvedere al bombardamento del loro studio a base di
tritolo.
MILLELIRE guarì e fu dimesso,
dopo la sterilizzazione e l’amputazione della coda. Tornò in Colonia insieme
agli altri randagi e fu motivo di una massiccia protesta popolare. Dopo mesi di
gabbia e isolamento MILLELIRE era euforico per la ritrovata libertà; non stava
fermo un minuto e la sua passione era visitare tutte le cucce dei dormitori per
annusarle. Il problema era che per ogni cuccia lasciava un peto ricordo.
Il Capo fu informato e alla
minaccia dello sciopero generale decise di prendere in carico alla Reggia il
malconcio MILLELIRE. I divani e le poltrone della Reggia non furono più gli
stessi e MILLELIRE venne relegato nel garage insieme ai poco sociali,
scorreggioni e refrattari alle cassettine igieniche. Ma non si lamentò.
Aveva una ventina di nuovi
gatti da martirizzare, altri divani ancora non battezzati dai suoi peti e la
libertà di uscire e andare per il bosco quando voleva.
Col tempo la natura fece il suo
corso e MILLELIRE tornò continente nei liquidi, mentre i solidi tendevano ad
appiccicarsi al suo posteriore. Il suo arrivo veniva sempre annunciato da un
inconfondibile puzza di m….
Visse alla Reggia, felice ed
inseguito dal Capo per la pulizia del posteriore per tre anni. Una mattina
stava poco bene, all’ora di pranzo era improvvisamente morto. Il Capo ancora lo
ricorda con affetto e nostalgia del suo inconfondibile e pungente aroma.
MILLELIRE era un sommergibile
italiano della seconda guerra mondiale, titolato a Domenico Millelire,
pseudonimo di Domenico Leoni, ufficiale della Regia Marina Sarda e prima
medaglia d’oro al valor militare delle Forze Armate Italiane.
La tradizione dei nostri nomi dedicati
a sommergibili italiani della seconda guerra mondiale è tutt’ora in voga in
Colonia e alla Reggia.
Il prode MILLELIRE alla Reggia - Luglio 2008 |
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