GNEO e POMPEO
Chiudemmo l’anno con il regalo
di Natale: un maschio adulto, tigrato, che arrivò proprio il 25 dicembre.
Scommettemmo che il Capo
l’avrebbe chiamato Natale o Natalino, invece optò per NARSETE, spiazzando
tutti.
Chi cazzo è questo NARSETE?
Fu motivo di discussioni e
studi alla Colonia (ancora il dotto PALLUCCHINO non era tra noi ed eravamo
tutti poveri randagi ignoranti con neppure la licenza elementare) e non ne
venimmo a capo. Un sommergibile italiano non era, una strada consolare romana
neppure, solo questo sapevamo.
Un pomeriggio glielo chiesi e
fummo soddisfatti dal Capo, sereno e tranquillo perché era il suo compleanno ed
aveva ottenuto la dispensa speciale da qualsiasi tipo di cenone, festa,
riunione, tombolata o rottura di coglioni organizzata per rimanersene solo, comodo
a casa, a farsi i cazzi suoi (testuali parole).
NARSETE era un generale
bizantino, più precisamente quello che aveva cacciato i barbari dall’Italia.
Con i colleghi ci guardammo
negli occhi, sperando che il Capo cambiasse psichiatra al più presto.
Ma prima dell’Epifania, che
tutte le feste si porta via, ricevemmo un ulteriore regalo alla Colonia. Quasi
un augurio di buon anno in ritardo; il 5 gennaio abbandonarono due gatti di
8-10 mesi di età, gemelli, praticamente uguali, che vivevano in simbiosi, uno
appiccicato all’altro.
Le imprecazioni del Capo alla
vista dei nuovi arrivi incrinarono in maniera preoccupante le mura del
convento, che fu poi restaurato nel 2012, piegarono pini e cipressi, che
caddero a terra nel 2013, e prosciugarono la fontanella esterna al convento,
che venne riparata l’anno successivo.
- Fa più danni lui che il
terremoto – commentò SAETTA, spostando la residenza da uno dei pini inclinati.
Il Capo li guardò a lungo,
fortuna che stavano insieme, altrimenti ci avrebbe messo sei mesi per capire
che erano due, identici, speculari, in tutto e per tutto; solo uno aveva gli
occhi gialli e l’altro verdi, ma non chiedetemi chi fossero che ancora non l’ho
capito.
Erano socializzati e
simpaticissimi, desiderosi di coccole e parlavano pure col Capo! Uno strano
miagolio e il Capo rispondeva, chi dei tre fosse il pazzo non era un mistero.
Furono battezzati GNEO e POMPEO
e cominciò subito la gara per scoprire chi cazzo fossero stavolta ‘sti GNEO e
POMPEO.
Per EMILIA un gruppo musicale
di liscio romagnolo, per CLEOPATRA il nuovo centravanti del Milan, TOPAZIO
propendeva per un poeta latino-americano, ERNESTO giurava che GNEO-POMPEO fosse
il rumore del cigolio di una carrucola arrugginita. Nuovamente non ne venimmo a
capo. Ma non potevamo aspettare di nuovo il 31 dicembre e una nuova dispensa da
raggruppamenti sociali per avere la risposta!
Glielo chiesi brutalmente: -
Chi sono in realtà GNEO e POMPEO?
Il Capo mi guardò sospettoso,
ancora non avevo la concessione di rivolgergli domande.
- GNEO e POMPEO, in realtà –
rispose – sono una sola persona.
EMILIA digitò in tutta fretta
il numero 118 al telefonino.
- GNEO POMPEO – proseguì – era
un imperatore romano. Sarebbe l’ora di frequentare una scuola serale!
A marzo dello stesso anno
cominciammo le lezioni diurne tenute da INTREPIDO, che era fuggito dal convento
dopo averne assorbito tutti i vizi, imparato il latino e rubato le offerte
fatte dai fedeli.
GNEO e POMPEO alla Colonia Vecchia Aprile 2009 |
Molto carino. Che Tazza stia imparando a scrivere?
RispondiEliminaSta seguendo le mie lezioni;
RispondiEliminaieri era imperniata su come mandare
affanculo un amico.... :-)