sabato 30 aprile 2016

IL SOLARIUM LETTERARIO







DEBITI e PINELLE

(Le pinelle sono come i debiti:
se ne hai troppe sono solo problemi)

- 6° e 7° capitolo -








Grande novità in Colonia! Oggi non si legge sul Solarium, non per le solite avverse condizioni meteo però, ma dentro la casetta. E’ una specie di lettura in corsia ospedaliera: POLVERE zoppica vistosamente alla zampetta offesa e si è allettato, ARCHIMEDE sta smaltendo i postumi del potente raffreddore e ancora dorme dentro la cuccia, a ORFEO è preso il classico Diocisalvi (trattasi di patologia misteriosa di cui è impossibile la diagnosi, sicuro ‘sto coglione s’è mangiato ancora una volta una lucertola), PALLUCCHINO non è al massimo della forma (sicura depressione da insegnamento scolastico vanificato dai soliti allievi zucconi), BERETTA è fresco di sterilizzazione e fa la vittima, CREMINO ha buscato dal colosso OSCAR e EMILIA comincia ad essere preoccupantemente rimbambita. Quindi tuti al calduccio e si inizia la lettura agli infermi, oggi gli sparo due capitoli! (così gli do la botta finale e… amen!).

6

Il “Be-Bop-A-Lula Pub” è veramente vicino: dietro l’angolo. Nel breve tragitto i miei occhi allenati scorgono una doratina  abbandonata a terra.
- 10 centesimi! - esclamo raccogliendola.
Catia mi guarda sorpresa.
Il pub è al pianoterra di un grande palazzo. Entriamo.
Sento subito, con piacere, che la musica di sottofondo è a livelli di decibel accettabili, ma vengo investito da una zaffata di fumo di sigarette. Di molte sigarette. Ho un crampo allo stomaco. Poi un’altra cosa -non precisamente piacevole- che noto: il pavimento è pieno di gusci di arachidi, mandorle tostate e pistacchi e ti scricchiolano sotto le suole delle scarpe.
- Qua si usa così - spiega Catia - Con il beveraggio ti portano una ciotolina di frutta secca. La mangi e i gusci si buttano a terra.
Non capisco il perché ma annuisco.
Troviamo un piccolo tavolo libero in un angolo, ci sediamo e Catia ordina due Pilsner Urquell medie e un piatto di patatine fritte.
- Ti devo dire due cose - fa con tono grave.
- Una bella e una brutta?
- Non lo so. La prima… - lascia qualche secondo in sospeso il discorso - sant’uomo benedetto, non mi puoi aprire il gioco -primo di mano- con due sette e l’unica pinella che hai!
- Perché?
- Ti rendi conto che razza di informazioni hai dato alla tua socia?
Faccio di no col capo.
- Praticamente dichiari una mano fortissima, con più pinelle, nessun tris o sequenza di scala bucata e stai per scendere a terra  -andando in diretta- una sfilza di tris. Le hai intimato di non calare assolutamente scale!
La osservo perplesso.
- Cosa avrei dovuto fare, allora?
- Nulla. Nulla di nulla. Con quelle carte devi solo aspettare che sia lei a calare il gioco e sperare di allungarglielo con qualche carta. 
- Mah. Passiamo alla seconda: quella bella.
- Mi sono sentita con Serena per aggiornarla della situazione dei gatti e, parlando di un mio problema, mi ha consigliato di rivolgermi a te. Ha detto che potresti aiutarmi.
- Cioè?
- Il discorso è scivolato su di te, normale tra donne, e Serena mi ha detto che facevi l’investigatore privato.
- Vero.
- Ho un debito di riconoscenza con la grande benefattrice del nostro rifugio felino. Devo sbrogliare una matassa.
- Dimmi - e mentre finisco la birra un complessino inizia un assordante concerto di cacofonia live.
- Qua è impossibile parlare! - quasi urla Catia - Ci possiamo vedere domani che ti porto anche una cosa?
- Domani sera va bene? - urlo pure io.
- Sì! A cena!
Faccio il pugno con mano sinistra e alzo il pollice in segno di approvazione.
Pago le birre e ci precipitiamo fuori dal locale a far riposare i padiglioni auricolari.
- Un posticino veramente tranquillo - le faccio.
- Avevo ragione?
- Su cosa?
- Che l’ambiente del burraco è pieno di donne.
- Vero.
- Ti piace Luana? - indaga.
Annuisco senza grande entusiasmo.
- Attento… - mi avverte.
La guardo senza capire.
- E’ una mangiatrice di uomini. Li usa come fazzolettini di carta, li prende, li stropiccia e li getta via dove capita.
- La conosci così bene?
- E’ la mia partner al tavolo. Abbiamo vinto quattro nazionali insieme e siamo arrivate terze in serie A, quest’anno.
- Pensavo fosse una principiante…
- Ancora starà ridendo della tua apertura - dice con tono scherzoso - L’ho portata -stasera- perché mi mancava il quarto a un tavolo.
Faccio spallucce e, istintivamente, mi chino a terra per raccogliere una monetina da un centesimo persa da qualche distratto.
Catia osserva la scena in silenzio mentre le sorrido soddisfatto.

7)

Invento una cena che non mi occupi una giornata per la sua preparazione.
Mentre stiamo assaporando tagliolini al tartufo nero Catia mi coglie alla sprovvista con una domanda.
- Che nome hai messo ai gattini?
- Nessuno, finché non so se sono maschi o femmine.
- La tricolore è femmina, i tre tigrati maschi - replica sicura - Avevo pensato Pippo, Ciccio, Mimmo e Titti - prosegue.
- Hai pensato male – ribatto - Mi sembrano nomi da finocchi.
- Allora proponi tu dei nomi adeguati per le belve feline della pineta marittima maremmana! - fa piccata.
L’insalata di fagioli misti la ammorbidisce e torna a domandare - Cosa ne pensi del corso di burraco?
- Una lezione non basta per giudicare, non ne ho la competenza.
Parliamo di burraco: mi racconta dei suoi successi spiegandomi mani giocate anni fa di cui ricorda la composizione delle carte in suo possesso e degli avversari e di quelle a terra.
La guardo con un misto di ammirazione e compassione.
questa ha grossi problemi
Provolone piccante alla piastra, tanto per rimanere leggeri, macedonia e caffè con relativo seguito di nicotina della sigaretta di Catia (che mi fa girare la testa) e arriviamo al punto focale della serata.
- La Marchesa Adalgisa Peruzzi è la benefattrice del nostro rifugio felino. Anni fa, quando ha cominciato ad ammalarsi di Alzheimer, mi pregò di aiutarla a gestire i numerosi gatti che teneva in casa, una splendida villa ottocentesca in collina, con un grande parco. Con l’associazione cominciammo a darle una mano, solo fisicamente, per gestire i suoi 30 gatti. Pian piano ci siamo occupati di tutto. Cure, vaccinazioni, richiami e sterilizzazioni per i nuovi arrivati. Due anni fa la Marchesa è stata ricoverata in una casa di cura e riposo per anziani colpiti da quella terribile malattia. Il mese scorso è deceduta e ha nominato la nostra associazione erede universale.
- Avete ereditato la villa?
- La villa con annessi e connessi e un gruzzoletto di risparmi custoditi in banca.
- Nessun parente ha fatto opposizione?
- La Marchesa non aveva parenti -né vicini né lontani- nessuna opposizione. Ora, insieme al suo amministratore, stiamo valutando alcune possibilità per realizzare un nuovo rifugio.
- Un rifugio nella villa ottocentesca? - chiedo meravigliato.
- No! Stiamo pensando di vendere la villa. Ha bisogno di costosi restauri e troppa manutenzione. Il rifugio è in fase di realizzazione in una porzione del parco che comprende anche una dependance e delle rimesse – precisa - Ma non è questo il problema.
Si alza, estrae dalla sua borsa un libro e me lo porge.
- Poco prima di morire la Marchesa mi ha consegnato questo, dicendomi delle frasi sconclusionate ed insensate.
Prendo il volume tra le mani e lo osservo con attenzione. Un tomo di un trecento pagine, rilegato in pelle scura con impresso sulla costa, a lettere dorate, il titolo.
- Memorie di un combattente - Glen Grant - mormoro.
- Lo conosci?
- Solo come marca di whisky.
Lo apro dove c’è un segnalibro, della stessa pelle marrone, rigido, a forma di stiletto con l’estremità ovale, che tolgo e appoggio sul tavolo. Le pagine sono ingiallite dal tempo e odorano un poco di muffa.
Lo scorro velocemente e leggo - Littorina Editrice –Firenze - Prima edizione 1951 60 anni! Stampato presso Tipografia Giannelli - Città di Castello - ottobre 1951.
- E’ quasi un reperto -  commento.
- Ma c’è la chiave di tutto… - mormora Catia.
- Cioè?
- La Contessa me l’ha dato come fosse una reliquia e mi ha sussurrato, con un filo di voce: “Trovalo… E’ lui l’erede d’Inghilterra… Qui c’è la chiave di tutto …“
- Cosa significa?
- Non lo so. Ho chiesto spiegazioni ma la Contessa mi ha ripetuto le stesse parole. Ho letto il libro per vedere di capire qualcosa, ma non ci sono riuscita. Lo passo a te. Dagli un’occhiata e prova a fare una valutazione.
- Va bene – annuisco - appena finisco di leggere quel thriller me lo studio un po’.
Riprendo il segnalibro, lo inserisco tra la pagine e appoggio il volume sullo scaffale della libreria, vicino ad una mia foto con Ughetto.
Catia nota la fotografia e la guarda.
- Bel gatto! Chi è? - domanda.
- Ughetto - cominciando a togliere i piatti da tavola per non dare ulteriori spiegazioni.
Finiamo la serata seduti al fresco, quasi rigido, sulla veranda con Misha che, ogni tanto, allunga la testa fuori dalla cuccia per controllarci.
Continuiamo a chiacchierare del più e del meno e scopro il piacere di conversare nel silenzioso buio della pineta.
Quando Catia se ne va mi intima - Ci rivediamo venerdì sera al corso!
Annuisco e la seguo per chiudere il cancello di accesso al viale.

Anche il prode ORFEO è indisposto

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