sabato 30 aprile 2016

IL SOLARIUM LETTERARIO







DEBITI e PINELLE

(Le pinelle sono come i debiti:
se ne hai troppe sono solo problemi)

- 6° e 7° capitolo -








Grande novità in Colonia! Oggi non si legge sul Solarium, non per le solite avverse condizioni meteo però, ma dentro la casetta. E’ una specie di lettura in corsia ospedaliera: POLVERE zoppica vistosamente alla zampetta offesa e si è allettato, ARCHIMEDE sta smaltendo i postumi del potente raffreddore e ancora dorme dentro la cuccia, a ORFEO è preso il classico Diocisalvi (trattasi di patologia misteriosa di cui è impossibile la diagnosi, sicuro ‘sto coglione s’è mangiato ancora una volta una lucertola), PALLUCCHINO non è al massimo della forma (sicura depressione da insegnamento scolastico vanificato dai soliti allievi zucconi), BERETTA è fresco di sterilizzazione e fa la vittima, CREMINO ha buscato dal colosso OSCAR e EMILIA comincia ad essere preoccupantemente rimbambita. Quindi tuti al calduccio e si inizia la lettura agli infermi, oggi gli sparo due capitoli! (così gli do la botta finale e… amen!).

6

Il “Be-Bop-A-Lula Pub” è veramente vicino: dietro l’angolo. Nel breve tragitto i miei occhi allenati scorgono una doratina  abbandonata a terra.
- 10 centesimi! - esclamo raccogliendola.
Catia mi guarda sorpresa.
Il pub è al pianoterra di un grande palazzo. Entriamo.
Sento subito, con piacere, che la musica di sottofondo è a livelli di decibel accettabili, ma vengo investito da una zaffata di fumo di sigarette. Di molte sigarette. Ho un crampo allo stomaco. Poi un’altra cosa -non precisamente piacevole- che noto: il pavimento è pieno di gusci di arachidi, mandorle tostate e pistacchi e ti scricchiolano sotto le suole delle scarpe.
- Qua si usa così - spiega Catia - Con il beveraggio ti portano una ciotolina di frutta secca. La mangi e i gusci si buttano a terra.
Non capisco il perché ma annuisco.
Troviamo un piccolo tavolo libero in un angolo, ci sediamo e Catia ordina due Pilsner Urquell medie e un piatto di patatine fritte.
- Ti devo dire due cose - fa con tono grave.
- Una bella e una brutta?
- Non lo so. La prima… - lascia qualche secondo in sospeso il discorso - sant’uomo benedetto, non mi puoi aprire il gioco -primo di mano- con due sette e l’unica pinella che hai!
- Perché?
- Ti rendi conto che razza di informazioni hai dato alla tua socia?
Faccio di no col capo.
- Praticamente dichiari una mano fortissima, con più pinelle, nessun tris o sequenza di scala bucata e stai per scendere a terra  -andando in diretta- una sfilza di tris. Le hai intimato di non calare assolutamente scale!
La osservo perplesso.
- Cosa avrei dovuto fare, allora?
- Nulla. Nulla di nulla. Con quelle carte devi solo aspettare che sia lei a calare il gioco e sperare di allungarglielo con qualche carta. 
- Mah. Passiamo alla seconda: quella bella.
- Mi sono sentita con Serena per aggiornarla della situazione dei gatti e, parlando di un mio problema, mi ha consigliato di rivolgermi a te. Ha detto che potresti aiutarmi.
- Cioè?
- Il discorso è scivolato su di te, normale tra donne, e Serena mi ha detto che facevi l’investigatore privato.
- Vero.
- Ho un debito di riconoscenza con la grande benefattrice del nostro rifugio felino. Devo sbrogliare una matassa.
- Dimmi - e mentre finisco la birra un complessino inizia un assordante concerto di cacofonia live.
- Qua è impossibile parlare! - quasi urla Catia - Ci possiamo vedere domani che ti porto anche una cosa?
- Domani sera va bene? - urlo pure io.
- Sì! A cena!
Faccio il pugno con mano sinistra e alzo il pollice in segno di approvazione.
Pago le birre e ci precipitiamo fuori dal locale a far riposare i padiglioni auricolari.
- Un posticino veramente tranquillo - le faccio.
- Avevo ragione?
- Su cosa?
- Che l’ambiente del burraco è pieno di donne.
- Vero.
- Ti piace Luana? - indaga.
Annuisco senza grande entusiasmo.
- Attento… - mi avverte.
La guardo senza capire.
- E’ una mangiatrice di uomini. Li usa come fazzolettini di carta, li prende, li stropiccia e li getta via dove capita.
- La conosci così bene?
- E’ la mia partner al tavolo. Abbiamo vinto quattro nazionali insieme e siamo arrivate terze in serie A, quest’anno.
- Pensavo fosse una principiante…
- Ancora starà ridendo della tua apertura - dice con tono scherzoso - L’ho portata -stasera- perché mi mancava il quarto a un tavolo.
Faccio spallucce e, istintivamente, mi chino a terra per raccogliere una monetina da un centesimo persa da qualche distratto.
Catia osserva la scena in silenzio mentre le sorrido soddisfatto.

7)

Invento una cena che non mi occupi una giornata per la sua preparazione.
Mentre stiamo assaporando tagliolini al tartufo nero Catia mi coglie alla sprovvista con una domanda.
- Che nome hai messo ai gattini?
- Nessuno, finché non so se sono maschi o femmine.
- La tricolore è femmina, i tre tigrati maschi - replica sicura - Avevo pensato Pippo, Ciccio, Mimmo e Titti - prosegue.
- Hai pensato male – ribatto - Mi sembrano nomi da finocchi.
- Allora proponi tu dei nomi adeguati per le belve feline della pineta marittima maremmana! - fa piccata.
L’insalata di fagioli misti la ammorbidisce e torna a domandare - Cosa ne pensi del corso di burraco?
- Una lezione non basta per giudicare, non ne ho la competenza.
Parliamo di burraco: mi racconta dei suoi successi spiegandomi mani giocate anni fa di cui ricorda la composizione delle carte in suo possesso e degli avversari e di quelle a terra.
La guardo con un misto di ammirazione e compassione.
questa ha grossi problemi
Provolone piccante alla piastra, tanto per rimanere leggeri, macedonia e caffè con relativo seguito di nicotina della sigaretta di Catia (che mi fa girare la testa) e arriviamo al punto focale della serata.
- La Marchesa Adalgisa Peruzzi è la benefattrice del nostro rifugio felino. Anni fa, quando ha cominciato ad ammalarsi di Alzheimer, mi pregò di aiutarla a gestire i numerosi gatti che teneva in casa, una splendida villa ottocentesca in collina, con un grande parco. Con l’associazione cominciammo a darle una mano, solo fisicamente, per gestire i suoi 30 gatti. Pian piano ci siamo occupati di tutto. Cure, vaccinazioni, richiami e sterilizzazioni per i nuovi arrivati. Due anni fa la Marchesa è stata ricoverata in una casa di cura e riposo per anziani colpiti da quella terribile malattia. Il mese scorso è deceduta e ha nominato la nostra associazione erede universale.
- Avete ereditato la villa?
- La villa con annessi e connessi e un gruzzoletto di risparmi custoditi in banca.
- Nessun parente ha fatto opposizione?
- La Marchesa non aveva parenti -né vicini né lontani- nessuna opposizione. Ora, insieme al suo amministratore, stiamo valutando alcune possibilità per realizzare un nuovo rifugio.
- Un rifugio nella villa ottocentesca? - chiedo meravigliato.
- No! Stiamo pensando di vendere la villa. Ha bisogno di costosi restauri e troppa manutenzione. Il rifugio è in fase di realizzazione in una porzione del parco che comprende anche una dependance e delle rimesse – precisa - Ma non è questo il problema.
Si alza, estrae dalla sua borsa un libro e me lo porge.
- Poco prima di morire la Marchesa mi ha consegnato questo, dicendomi delle frasi sconclusionate ed insensate.
Prendo il volume tra le mani e lo osservo con attenzione. Un tomo di un trecento pagine, rilegato in pelle scura con impresso sulla costa, a lettere dorate, il titolo.
- Memorie di un combattente - Glen Grant - mormoro.
- Lo conosci?
- Solo come marca di whisky.
Lo apro dove c’è un segnalibro, della stessa pelle marrone, rigido, a forma di stiletto con l’estremità ovale, che tolgo e appoggio sul tavolo. Le pagine sono ingiallite dal tempo e odorano un poco di muffa.
Lo scorro velocemente e leggo - Littorina Editrice –Firenze - Prima edizione 1951 60 anni! Stampato presso Tipografia Giannelli - Città di Castello - ottobre 1951.
- E’ quasi un reperto -  commento.
- Ma c’è la chiave di tutto… - mormora Catia.
- Cioè?
- La Contessa me l’ha dato come fosse una reliquia e mi ha sussurrato, con un filo di voce: “Trovalo… E’ lui l’erede d’Inghilterra… Qui c’è la chiave di tutto …“
- Cosa significa?
- Non lo so. Ho chiesto spiegazioni ma la Contessa mi ha ripetuto le stesse parole. Ho letto il libro per vedere di capire qualcosa, ma non ci sono riuscita. Lo passo a te. Dagli un’occhiata e prova a fare una valutazione.
- Va bene – annuisco - appena finisco di leggere quel thriller me lo studio un po’.
Riprendo il segnalibro, lo inserisco tra la pagine e appoggio il volume sullo scaffale della libreria, vicino ad una mia foto con Ughetto.
Catia nota la fotografia e la guarda.
- Bel gatto! Chi è? - domanda.
- Ughetto - cominciando a togliere i piatti da tavola per non dare ulteriori spiegazioni.
Finiamo la serata seduti al fresco, quasi rigido, sulla veranda con Misha che, ogni tanto, allunga la testa fuori dalla cuccia per controllarci.
Continuiamo a chiacchierare del più e del meno e scopro il piacere di conversare nel silenzioso buio della pineta.
Quando Catia se ne va mi intima - Ci rivediamo venerdì sera al corso!
Annuisco e la seguo per chiudere il cancello di accesso al viale.

Anche il prode ORFEO è indisposto

CHEESE! Scatti felini a Monte Malbe

TOPAZIO si rifiuta di mettere l'antipulci

venerdì 29 aprile 2016

VECCHI INDIMENTICATI AMICI

BARONE

Giovane maschio abbandonato il 16 maggio 2008 alla Colonia Vecchia insieme alla già nota LITTORINA e a due cucciolate di piccoli. Se sia stato un abbandono singolo o una tragica coincidenza e quali eventuali rapporti di parentela intercorressero tra gli 8 sfortunati rimarrà per sempre uno dei tanti misteri gloriosi dell'universo e della Colonia. Fatto sta che il nostro amico dando subito preoccupanti segni di squilibrio mentale e comportamentale venne quasi subito internato alla Reggia per le cure psichiatriche del caso. Anche alla Reggia, pur vivendo una vita apparentemente normale, veniva considerato un mezzo minorato mentale dai colleghi. Ma era un gatto simpaticissimo, casinaro e coccolone a cui tutto veniva perdonato. FIV+, ma asintomatico, ci lasciò improvvisamente per un morbo rimasto sconosciuto a marzo del 2012, lasciando a tutti un profondo e positivo ricordo.

BARONE alla Reggia nel Luglio 2008
in una delle sue famose pose da mente-Gatto

mercoledì 27 aprile 2016

ANNUNCI & DEDICHE

E' primavera! Fiorisce il glicine e il lillà, sbocciano i tulipani e si cominciano ad avvistare nuovi gatti!
Ieri in Colonia questo campione di maschio, adulto bianco e tigrato, moderatamente diffidente ma abbondantemente affamato.
Stamattina, sul far dell'alba, un presumibile maschio giovane, dal lungo pelo bianco e grigio che giocava allegramente sul piazzale della Reggia con AGHI.
E' sottinteso che, chiunque li avesse persi, smarriti o semplicemente abbandonati, è pregato di venirseli a riprendere.

Il gatto maschio ospite ieri della Colonia

domenica 24 aprile 2016

IL SOLARIUM LETTERARIO





DEBITI e PINELLE

(Le pinelle sono come i debiti:
se ne hai troppe sono solo problemi)
di Autore Ignoto

- 5° capitolo -









La vita scorre tranquilla in Colonia: il solito tran-tran fatto di ozio, riposo e contemplazione spalmati sotto i raggi del sole. Solo quel gran rompicoglioni di QUARK interrompe il necessario silenzio esternando al mondo i suoi dubbi esistenziali.
- Ragazzi, quando avremo finito di leggere questo romanzo dovremo chiudere il Solarium! Saremo disoccupati e ci dovremo inventare qualcosa di nuovo per ammazzare la domenica mattina!
- Andiamo a trovare il Capo alla Reggia! – propone incautamente BERETTA.
- Già… - la replica del saggio ARCHIMEDE – Così una volta ci fa lavare l’auto, un’altra pulire casa, quella dopo portare la legna…
- Non c’è bisogno di arrivare alla Reggia per fare questo! – interviene il OSCAR, che oramai ha preso in pugno la gestione della colonia  – La domenica mattina curerete la pulizia della casetta, cambierete le coperte delle cucce, pulirete accuratamente lo spiazzo fino alla recinzione e andrete a raccogliere l’immondizia che i soliti umani porci lasciano dentro al bosco.
Comincia a sorgerci il dubbio di un tacito accordo tra il colosso felino e il Capo…

5

La mattina dopo Catia fu puntuale come la bolletta dell’Enel. Parcheggiò al solito posto, scaricò una cuccia di legno e un grande cesto di vimini. Li sistemò in un angolo della veranda, ci appoggiò due cuscini e delle copertine di pile.
- Perfetto! - disse compiaciuta - Questa sarà la loro nuova casa. Devi appoggiare il cibo lì vicino e lasciargli una ciotola per l’acqua e una per le crocchette.
La osservai con una malcelata punta di scetticismo.
- Vedrai che si adatteranno subito – confermò - Si abitueranno alla tua presenza e, pian piano, diventeranno gatti domestici.
loro si devono abituare alla mia presenza?
- Ora - cambiò discorso - fammi vedere cosa hai trovato oggi.
Il camioncino dei pompieri in metallo, i due gettoni telefonici e l’anello di acciaio erano sopra al tavolo. Glieli indicai.
- Che altro? - chiese diffidente.
Andai in cucina e tornai con la preda della giornata. Un anello in oro bianco e giallo con un brillantino incastonato.
Lo prese in mano e strabuzzò gli occhi.
- Farebbe la felicità di una donna - disse.
- Sicuramente l’ha fatta, ma, forse, è stato pure causa di disperazione per la perdita.
- Quanto varrà?
- 6,1 grammi d’oro; il brillantino va valutato. Ti fermi a pranzo?
- Non posso ho un appuntamento.
A pranzo feci l’esperimento. Posizionai i piattini vicino alla cuccia e al cesto, come indicato da Catia, e mi sedetti a tavola a consumare il piatto di linguine al pesto col quotidiano aperto. Ma non lessi, sbirciai per vedere la reazione dei felini al cambiamento. Misha rimase interdetta, sospettosa, non salì sulla veranda. I micetti, guidati dal tigrato più scuro (il pioniere del gruppo) uno alla volta, salirono gli scalini e si avvicinarono al cibo. Mangiarono. Quando anche Misha superò la diffidenza, si misero ad annusare il loro nuovo alloggio. Sorrisi soddisfatto sotto i baffi.
Ma un rumore, che ben conoscevo, li spaventò e tutti fuggirono via scomparendo tra i cespugli.
- Non vi preoccupate! - dissi loro - E’ arrivato il mio angelo custode.
Dal viale sbucò il Defender verde oliva del Corpo Forestale dello Stato con seduta, sul sedile anteriore del passeggero, Irene: l’incaricata dai Servizi Informativi al mio controllo e protezione.
Il fuoristrada si fermò davanti alla veranda. Irene scese.
- Siete giusto in tempo per il caffè! - dissi ai tre forestali.
- Solo per me, grazie! - replicò Irene - Loro vanno a fare il solito giro di perlustrazione. Torneranno tra una mezz’oretta.
Li salutò con un cenno della mano, l’autista ingranò la marcia e ripartì lentamente verso la sterrata che attraversa la pineta per controllare l’eventuale presenza di campeggiatori abusivi o altri intrusi e verificare la situazione della vegetazione.
- Bene - sorrisi alla bionda Irene - allora abbiamo tempo anche per un pompino.
- Se avessi l’uccello te lo farei fare molto volentieri, grazie - ribatté pronta.
- Novità? - chiese mentre osservava la cuccia e il cesto.
- Mi sono accoppiato con una gatta nera e sono diventato papà di quattro gattini - la informai.
- Non era meglio se ti accoppiavi con la moretta?
- Nulla ti sfugge.
- E’ il mio lavoro. Chi è?
- Una gattara.
Mi guardò perplessa.
- Di solito le gattare sono vecchie, straccione e un po’ pazze.
- Questa invece è giovane, elegante e non mi sembra dissociata.
- Come l’hai conosciuta?
Le raccontai di Misha, dei gattini e della telefonata a Serena.
- Che -tra parentesi- è un’altra gattara giovane, elegante e decisamente sveglia - puntualizzai.
- Come si chiama?
- Catia Pucci, Catia con la C.
- Abita a…
- Grosseto, credo.
- Lavoro?
- Boh? Se vuoi mi informo -  mentre le versavo il caffè.
- Grazie. Per me senza zucchero.
Bevve il suo caffè amaro e continuò con l’interrogatorio.
- I gatti?
Glieli indicai. Erano usciti dal cespuglio e tre piccoli stavano giocando con una pigna.
- Te li devo sistemare io? - domandò togliendo la Beretta dalla fondina.
La guardai con occhi truci.
- Stupido! Scherzavo! Li hai adottati? - sorrise.
- Veramente sono loro che hanno adottato me.
-Non ti preoccupa la proliferazione di mostriciattoli pelosi?
- Catia provvederà alla sterilizzazione.
- Bene. Ecco i miei uomini di ritorno. Informati sul lavoro della giovane, bella ed elegante gattara. Tornerò presto.
Stava per salire sul Defender ma la bloccai - Irene!
- Sì? - voltandosi verso di me.
- Quella cosa… me la fai la prossima volta!
Rispose con un sorriso e il dito medio della mano destra alzato.
Complice una perturbazione dal mare Tirreno, con piogge e calo di temperatura, l’abitudine dei gatti alla mia presenza si completò. Presero fissa dimora nel grande cesto, di giorno, e nella cuccia, di notte. Loro si erano abituati ed io mi ero adattato.
Un pomeriggio arrivò Catia a controllare la situazione.
Sorrise soddisfatta, un micetto si lasciava pure accarezzare (inutile dire che era il tigrato pioniere).
- Quando saranno diventati domestici cominceremo con lo sterilizzare Misha - disse.
- Mi sento in debito con te - le risposi mentre stendevo il bucato colorato ad asciugare: pantaloncini corti verde militare, un paio di jeans sdruciti, alcune t-shirt variopinte e un camicione a scacchi.
- Vedo che vai spesso alle serate di gala - fece ammirando il mio guardaroba.
- Non esco mai la sera – precisai - Ti fermi a cena o hai un altro appuntamento?
- Volentieri! Oggi col lavoro ho chiuso.
Colsi la palla al balzo.
- Che lavoro fai?»
- Veterinaria. Oftalmologa veterinaria.
- Vuoi dire che piazzi gatti e cani davanti al tabellone luminoso e gli fai leggere “MIAO” e “BAU” scritti con caratteri di differente corpo?
- Stupido! – ribatté - Non hai idea di quanti animali domestici soffrano di problemi alla vista.
- E… gli fai mettere gli occhiali?
- No. Quando è possibile li opero.
- Davvero? - domandai meravigliato.
- Certamente! - fece con una malcelata punta di orgoglio - Tu, invece?
- Campo di pensione - risposi con una malcelata punta di imbarazzo.
- Di già?
- Pensione per infortunio sul lavoro - precisai.
- Facevi?
- Ero al servizio dello Stato.
- Poliziotto?
- Più o meno…
- Ti sei beccato una pallottola - la sua logica conclusione.
- Cinque, per la precisione - chiarii.
- E tu? Non ne hai ammazzato nessuno?»
Non capendo se il tono fosse ironico o meno, risposi sorridendo - Tutti. Sei -per la precisione.
Catia decise di cambiare discorso.
- Cos’hai trovato di buono questi giorni?
- Solo un po’ di spiccioli in spiaggia. Il mare era mosso e non potevo cercare in acqua.
- Spiccioli? E cosa ci fai?
- Li ripulisco e ci metto la benzina alla mia Regina - indicando la mia splendida Range Rover, seconda serie (P38 per gli intenditori e Regina per tutti gli appassionati di Land Rover) bianca con il tetto in vinile nero.
- Regina? La chiami così quell’ambulanza?
ambulanza?
Passammo una gradevolissima serata in veranda, in compagnia dell’oramai immancabile famigliola felina, a chiacchierare delle più svariate cose senza, però, entrare troppo nel personale.
 Finché…
- Ma è vero che non esci mai la sera? - domandò con noncuranza.
- Raramente. Se mi va, qualche volta, vado al circoletto a Marina a farmi una partita a carte.
- Giochi a carte?
Annuii.
- A burraco? - indagò.
- No, briscola e tressette. A burraco ho giocato in Sudamerica. Secondo me è un gioco per tardone isteriche e annoiate.
- In Sudamerica? - fece stupita - Sarai un campione, allora!
Sorrisi - Diciamo che so tenere le carte in mano.
- Benissimo! Allora sei precettato.
La interrogai con lo sguardo.
- Domani sera - era diventata seria - comincia un corso di approfondimento al burraco presso il Circolo “I soliti 4 gatti” a Grosseto. Una buona occasione per uscire e socializzare.
- Non mi interessa, grazie - troncai il discorso.
- Sbagli. E’pieno di donne, pardon, tardone isteriche e annoiate,  e ci sarò anche io.
- Ma… - ribattei.
- Per te è gratis. Se poi ti piace puoi diventare socio del circolo.
- Ma… - continuai.
- Niente“ma”! E’pieno di donne! Alle 21 al circolo in Via Tornabuoni. Sai dov’è?
Negai col capo.
- L’ambulanza non ce l’ha il navigatore?
Continuai a negare.
- E fatti un’auto seria!
magari come il tuo brucomela
Catia prese carta e penna, disegnò uno schizzo della viabilità di Grosseto e scrisse tutte le indicazioni necessarie per arrivare alla meta.
- Ti aspetto - concluse con un sorriso che non ti lasciava scampo.
Così, la sera successiva, mi trovai a vestirmi in maniera civile per andare a verificare se fosse vero che il burraco brulicasse di donne (magari tardone, isteriche e annoiate).
magari… invece di spendere tutti gli spiccioli della spiaggia in puttane

Il saggio ARCHIMEDE

venerdì 22 aprile 2016

ANNUNCI & DEDICHE

CLODOVEO

- Allora è vero che qui si nascondono immigrati clandestini! - così mi ha apostrofato l'Avvocato SERPOTTO, elemento di spicco della Lega dei Felini Ariani di Monte Malbe.
Ho dovuto ammettere la presenza di un povero rifugiato, il vecchio catorcio CLODOVEO da Piscille. Vecchio e afflitto da una stomatite cronica; sono 15 giorni che sta rintanato dentro la stanzetta dei ricoveri pasteggiando cortisone e Spiroxan, col pelo del mantello che comincia a strecciarsi a forza di spazzolate e massaggi con asciugamano intriso di acqua tiepida.
- Vedi di non rompere tanto i coglioni, Avvocato dei miei stivali - ho replicato - E ricordati che anche tu -qui- sei un profugo rifugiato!Desideri forse dividere la stanzetta dei ricoveri con CLODOVEO?
Il vecchio brontolone laureato (a suon di prosciutti elargiti a destra e manca) ha incassato e mestamente si è accomodato sulla sua poltrona preferita. Sa che CLODOVEO è un gatto dominante, temuto e rispettato da tutti, soprattutto dopo aver assaggiato le sue zampate.

Il catorcio CLODOVEO il primo giorno di ricovero

giovedì 21 aprile 2016

ARRIVI & PARTENZE

PUNTINO

Il piccolo PUNTINO, che in soli tre mesi si è guadagnato la fama di "Gatto più disgraziato di Monte Malbe", è stato trasferito definitivamente alla Reggia dopo il nuovo intervento medico per togliere il cerchiaggio alla mandibola fratturata. Dopo lunga e tribolata prigionia per convalescenza lo sventurato scavezzacollo riacquista di nuovo la libertà in territorio meno ostile di quello della Colonia.

PUNTINO esplora il nuovo territorio


martedì 19 aprile 2016

ANNUNCI & DEDICHE

PRIMULA e CINQUINA

- Capo, l'ora è giunta!
- Dici, BAIOCCO?
- Certamente! Cosa aspetti ancora?
- Veramente... nutro ancora delle speranze.
- Tu pensa a nutrire noi, 'ste speranze le nutrirà qualcun'altro!
- Vabbè... hai già preparato il comunicato?
- Eccolo.
- E' con profondo dispiacere che annuncio la scomparsa ufficiale dalla Colonia Nuova di PRIMULA e CINQUINA, pur nutrendo ancora speranze conoscendo i due soggetti. Le due gatte in questione, note pendolari della Colonia e dal carattere alquanto volubile sono assenti dalla stessa rispettivamente da circa 5 e 6 mesi. I loro colleghi felini, per nulla affranti dalla duplice perdita, hanno già provveduto da tempo a dividersi le quattro carabattole che le due scomparse hanno lasciato. Resta comunque sempre viva la speranza di rivederle, in quanto CINQUINA è famosa per le sue incredibili assenze (è la seconda volta che viene dichiarata scomparsa) e la presenza di PRIMULA era diventata così saltuaria alla Colonia, pur non manifestando la stessa sintomi patologici preoccupanti, anzi! venendo le rare volte bella pasciuta e col pelo in ordine, quasi da pensare, e lo credo, che si fosse accasata presso qualche famiglia disponibile.
Chi le vedesse è pregato di mettersi in contatto con la Colonia, ore pasti (dei gatti).

L'ultima immagine di PRIMULA alla Colonia Nuova - Novembre 2015

L'ultima immagine di CINQUINA alla Colonia Nuova - Ottobre 2015