NULLA E' COME SEMBRA...
di Umberto Dell' Eco
(e l'ignoto gattaro)
8a puntata
PIUMA e MIRAGE, le nuove arrivate, chiedono lumi sul romanzo
che stiamo leggendo. Il povero PALLUCCHINO è costretto a fare una sunto di
quanto letto e del romanzo precedentemente letto.
In totale quasi tre pagine!
- Tutto il resto è noia… - ha commentato il Professore.
8)
Manco
a farlo apposta, la mattina dopo ricevo la telefonata di Gabriella.
come fa ad avere il
mio numero?
-
Ciao Andrea! - poi una sfilza di convenevoli e complimenti vari.
cazzo vuole?
-
Veniamo al dunque. Nel pomeriggio devo andare al Deposito Giudiziario. Se vieni
puoi vedere la tua auto e prendere i moduli per fare il dissequestro.
-
Mi spiace, ho da fare. Sarà per la prossima…
Un
attimo di silenzio di troppo nella replica.
-
Va bene. Peccato, mi sarebbe piaciuto poi invitarti a cena. Conosco un localino dove cucinano molto bene e non ti
spellano.
-
Purtroppo l’impegno si protrae anche per la cena… e dopo la cena, mi spiace.
-
Ho capito. Non importa. Ci risentiamo. Ciao!
-
Ciao -e la conversazione si chiude.
Ora
ho un problema in più. Inventarmi un impegno per il pomeriggio e la sera.
Mentre
ci sto pensando squilla di nuovo il telefonino. Rispondo.
-
Ciao! Sono sempre io. Visto che, probabilmente, non ti va di impegnare il tuo
tempo in vuote chiacchiere, vuoi venire a cena con me per parlare di cosa non
ho trovato nel tuo fascicolo personale che abbiamo in Questura?
-
Sarebbe una cosa lunga e penosa e non sono sicuro che mi andrebbe di parlarne.
-
Non ti preoccupare, parlo solo io, se vuoi. Anzi, ti leggo le indagini e le
deduzioni di mia zia sul tuo conto. Ti va?
-
Dove e a che ora.
-
Alle 21 al ‘Sedano’. Sai dove è?
-
No, ma l’ho sentito nominare, lo trovo, non ti preoccupare.
-
E della tua auto non te ne frega un cazzo?
-
Se ci devo pure spendere sopra, no.
-
Quello è inevitabile, ma ora, mi informo. Ciao. Sii puntuale.
non molla
l’osso, peggio di sua zia
Comunico
la lieta novella a Serena, è visibilmente soddisfatta.
Io,
per niente, non ho voglia di ricominciare a giocare al gatto e il topo.
Impiego
la mattina in maniera fruttuosa. Trovo finalmente l’auto per me.
Una
splendida Range Rover 2° serie, rossa metallizzata, a gasolio, con il cambio
manuale, veramente ben tenuta e con pochi chilometri all’attivo nei suoi dieci
anni di vita.
Unico
neo, ha la chiave a scomparsa nel telecomando con un obbrobrioso portachiavi di
stoffa e corda della concessionaria.
per 9.000 euro
potevano metterci almeno un portachiavi di vile metallo!
Vado
a disbrigare le pratiche burocratiche all’ACI e all’assicurazione ad aprire una
nuova polizza. Entro negli uffici della Umbra Assicurazioni e, mentre sto
riempiendo uno dei tanti moduli, aiutato da una graziosa impiegata scorgo una
figura familiare.
Una
giovane donna. Mi blocco e comincio ad osservarla, la conosco, ne sono sicuro,
ma ha un qualcosa di differente. La donna si sente osservata, si volta, mi da
un’occhiata di sfuggita, poi, si ferma e mi osserva più attentamente.
-
Andrea! - esclama - Che sorpresa! Cosa fai qua?
-
Vanessa! - ho avuto la folgorazione - Che ci fai tu, qua?
Mi
alzo, ci abbracciamo, un lieve bacio di saluto sulle guance e i moduli possono
pure andare a cagare.
-
Ora lavoro qua - chiarisce - E, tu? Sei tornato definitivamente in Italia?
-
Definitivamente non lo so. Sono tornato da pochi giorni, ma già vorrei scappare
via.
-
Perché ?
-
Sono successe troppe cose poco piacevoli.
-
Qualcosa so.
?
-
Perché non ci vediamo una sera per una pizza e quattro chiacchiere? - le dico senza perdere tempo.
-
Mi farebbe piacere, ma… la sera ho spesso da fare.
-
Una sera che non sei impegnata e che ne hai voglia, senza impegno - prendo uno
dei moduli e ci scrivo il numero del mio cellulare - Questo è il mio numero.
Chiama quando vuoi. Mi farebbe veramente piacere fare quattro chiacchiere.
Prende
il foglio in mano e mi sorride.
-
Ora abito a Carpaneta, da Serena - le comunico con espressione ingenua.
Non
sorride più.
-
Appena posso ti chiamo. Ora scusami, ho da fare.
-
Prego. Chiama, però.
Finisco
lo stillicidio delle firme e me ne vado con la polizza di assicurazione in
mano.
Mi
fermo in un bar a farmi di caffeina e a riordinare le idee.
cazzo sarà successo?
ha cambiato espressione in un nanosecondo… ci devo fare una bella
chiacchierata… è sempre più bella, speriamo chiami.
Chi mi chiama, invece è Claudio. Quando posso
devo passare dal Tigre.
è’ un fulmine quel
ragazzo!
Ci
passo nel tardo pomeriggio.
-
Per la SIG devi aspettare qualche giorno. Per questo - mostrandomi il piastrino
- ho già qualche notizia.
Mi
siedo.
-
Soldato William Betz – addetto alle comunicazioni – 56° Recce Corps – 78 a
Divisione - VIII Armata britannica -
nato a Londra il 18 gennaio 1920 – ufficialmente disperso in azione il 5 luglio
1944 in Umbria. Ecco il tutto - fa visibilmente soddisfatto.
-
Disperso in che azione? E dove? - chiedo.
-
Questo non si può sapere. Sicuramente è negli archivi del British Army, ma non
sono raggiungibili.
-
Si può fare una richiesta? - gli chiedo.
-
Ci provo, ma non ho agganci là.
Mi
segno tutto quello che mi ha detto e mi riprendo il piastrino.
-
Ehi! - protesta il Tigre.
-
Questo non fa parte dello scambio - replico - se trovo qualcos’altro te lo
porto, stanne certo.
E’
giunta la fatidica ora dell’incontro con Gabriella.
Sono
puntuale, come mio solito, lei non lo è. Mi fa aspettare per una buona
mezz’ora.
Finalmente
arriva con un’agenda sottobraccio e ci accomodiamo al tavolo.
Lascio
a lei il compito di rompere il ghiaccio.
-
Cos’è che non ti piace in me?
-
Solo la parentela.
-
Cos’è successo con mia zia?
-
Domandalo a lei.
-
Non fare il misterioso, ex agente del SIM e del SIG. E’ vero che ora sei nei
nuovi Servizi?
-
No. E’ una fantasia di tua zia.
-
Pure la mia, allora. Con la zia non ci parliamo.
Rimango
interdetto e chiedo lumi con lo sguardo.
-
Lei ha sempre sostenuto che non fossi una buona poliziotta. E il fatto che,
grazie a lei, io sia diventata ispettrice l’ha incattivita ancora di più nei
miei confronti.
-
Come… grazie a lei? - domando.
-
Quando l’hanno trombata, per ripulirsi la coscienza, le alte sfere mi hanno
promosso e trasferito a Perugia.
-
Dove eri prima?
-
Chioggia, poi, in Sardegna.
-
In Sardegna, dove?
-
Ha importanza?
Faccio
cenno di no con la mano e mi appunto mentalmente quello che ha detto.
-
Sai cosa ha combinato mia zia per farsi trombare dopo tanti anni di lavoro?
-
Sì.
Ora
rimane interdetta lei.
-
Sìì? Cioè?
-
Chiedilo a lei.
-
Non fare lo stronzo, racconta.
-
Ha ragione tua zia, non sei una buona poliziotta. Altrimenti l’avresti scoperto
da sola.
-
E tu? C’entri qualcosa?
-
Io… c’entro sempre - ora lo stronzo lo faccio sul serio - Cosa vuoi da me?
-
Bella domanda. Prova ad indovinare.
-
Non sono un veggente.
-
Cosa mai può volere una trentacinquenne da un quarantenne?
-
Non ne ho idea. Mi sto chiedendo cosa può volere una poliziotta da un ex agente
dei Servizi.
Non
risponde.
Tante
domande e poche risposte, da ambo le parti. Si arriva al caffè.
-
Avrei bisogno di una sigaretta - comunico.
-
Qua si può fumare - risponde mentre apre l’agenda che si è portata dietro -Veniamo a te. Sai una cosa? Sei la prima
persona che conosco che non ha il suo fascicolo personale. Solo i dati
anagrafici, scarne notizie e date. Significa che te ancora lavori per i
Servizi.
-
Ti sbagli - rispondo pacatamente.
-
Però… - continua - qualcosa ho trovato comunque, alla faccia di chi dice che
non sono una brava poliziotta. Un vecchio file, in una cartella sbagliata, mia
zia, presunta brava poliziotta era un po’ disordinata nel lavoro. E ho trovato
un vecchio identikit.
Me
lo mostra.
-
Sai… senza la barba gli somiglieresti parecchio. E’ un presunto omicida, di un
trans, assassinato quasi sei anni fa a Perugia. Dalle impronte digitali trovate
sulla scena del crimine si è risaliti ad un certo Gennaro Esposito, che non sei
te, naturalmente. Il problema è che questo Gennaro Esposito è un pregiudicato
morto per overdose circa dieci anni prima. Sei il sosia di un omicida e, credo,
hai anche le impronte digitali di un morto o il computer centrale si è
sbagliato oppure qualcuno ci ha lavorato dentro scambiando alcuni dati. Che mi
dici?
-
Nulla, io non mi chiamo Gennaro Esposito.
-
Certamente! Però scommetto che quel trans assassinato lo conoscevi.
-
Dove vuoi arrivare?
-
Da nessuna parte. Ti faccio solo vedere come so lavorare. Mi è rimasta solo una
curiosità.
La
guardo invitandola a fare la domanda che le preme.
-
Che significano quelle tracce biologiche trovate sul divano, sul tappeto e
nella doccia? Ti sei semplicemente divertito un po’, cambiando menù, come
talvolta succede oppure sei gay e così tutto mi è più chiaro?
-
Non sono gay.
-
Va bene. Allora ti sei divertito un po’. Ti è piaciuto?
-
Avrei voglia di fare quattro passi, Gabriella.
-
Avviati pure fuori, pago il conto e arrivo.
Ci
facciamo quattro passi, altre vuote chiacchiere e siamo al momento dei saluti.
-
Non andiamo a casa? - chiede sorpresa.
-
Sono un senzatetto.
-
Appunto! Ti potrei ospitare per stanotte.
-
Così ricambierei la visita che hai fatto a casa mia - osservo sorridendo.
Lei,
invece, si ammutolisce e comincia a guardarmi sospettosa.
-
Chi te l’ha detto?
-
Serena. Mi ha raccontato della scomparsa del volontario. Spero che la mia casa
ti sia piaciuta.
-
Sicuramente ha vissuto tempi migliori.
-
E del volontario si è saputo più nulla?
-
Come mai ti interessa?-» domanda.
-
Non mi interessa, solo una semplice curiosità.
-
Non posso dirti nulla. Ancora le indagini sono aperte. - puntualizza - Anch’io
ho una curiosità che mi riguarda. Non ti piaccio?
-
Gabriella… sei bella e mi piaci, ma non ho voglia di infognarmi in una
relazione. Ora ho dei problemi da risolvere, voglio la mente sgombra.
-
E chi parla di relazione? Ho detto che ci dobbiamo fidanzare e, poi, sposare?
Non mi interessa una relazione. Già ce l’ho.
-
E allora cosa cerchi da me?
-
Andiamo a casa mia, te lo spiego.
La
mattina dopo esco dal suo appartamento con una certezza e un dubbio.
Ho
capito molto bene cosa vuole da me, o è ninfomane o erano mesi che non scopava.
Il
dubbio riguarda la sua relazione, per delicatezza non le ho chiesto nulla, ero
anche impegnato in altre faccende più gustose per perdere tempo in chiacchiere,
me lo dirà lei se lo vorrà. Ma se hai una relazione, non ti comporti così
sfacciatamente. Possibile che tutto questo interesse è solo per farsi una
scopata fuori via? Ma, se vuole, sai quanti ne trova pronti ad accontentarla!
mah… intanto prendi e
porta a casa
Squilla
il telefonino.
-
Ciao Andrea, sono Oleg. Ti vorrei parlare quanto prima, magari nel pomeriggio o
stasera a cena, ho un caso per le mani e vorrei una tua consulenza.
-
Confidi troppo nelle mie capacità. A cena può andare bene.
-
Ok. Prenoto e poi ti faccio sapere. Ciao!
anche lui ha il mio numero di telefonino… non
importa, stasera ti spremo ben bene per capire se sei tu la relazione di
Gabriella.
Poco
prima di tornare a Carpaneta squilla ancora il telefonino.
-
Ciao, sono Vanessa! Visto che ti ho chiamato, uomo di poca fede! Ce li hai
dieci minuti di tempo per un caffè?
-
Volentieri! Dove e quando?
Dopo
un’ora siamo all’AgipCafè di Via Cortonese.
Comincio
la mia meticolosa opera di corteggiamento, Vanessa è veramente splendida
vestita con un abitino che le scopre le gambe perfette e un sottile trucco al
viso che ne esalta i suoi occhi verdi. Noto che, chiunque entri nel bar, non si
trattiene dal darle un’occhiata più o meno prolungata. Chiacchieriamo per una
decina di minuti, poco più del tempo per fare una veloce colazione. Vanessa
deve andare da un cliente. Prima di salutarmi promette di richiamarmi presto e
si aspetta che io faccia altrettanto. Poi mi chiede se ho il computer e si segna il mio indirizzo di posta
elettronica.
-
Mi piace scrivere mail, con la scrittura riesco ad esprimere pensieri che non
mi riesce col dialogo.
Rimango
perplesso ma contento del caffè fuori programma, visibilmente contento.
Nella
mia mente ho già deciso di cominciare a pasturarla, come si dice nel gergo dei
pescatori, e telefonino, internet e dialogo vanno benissimo per questo scopo.
Avrei un’altra visita da fare, ma
oramai, si è fatto tardi, meglio tornare a Carpaneta a pranzo.
Racconto le novità, non tutte, a Serena
che vedo visibilmente soddisfatta. Prima di pranzo riesco ad aprire la posta
elettronica. C’è una mail di Ken.
Ciao
Gatto,
Ho iniziato quel lavoro.
Fortunatamente la fanciulla si è spedita un
file, che ti riguarda, credo,
alla sua casella di posta elettronica
personale.
Ho cominciato a inserirle micro virus, tra
qualche giorno dovrei avere libero accesso al suo pc.
Nel suo computer di lavoro non tiene nulla di
strettamente personale.
Stammi bene e tromba con giudizio.
Ken
P.S. Mica ti starai mettendo di nuovo nei
casini?
Questa Gabriella Mistretta è la poliziotta
che ti perseguitava?
Gli
rispondo
Ciao selvaggio!
Grazie per l’impegno.
Non ti preoccupare, niente casini in vista e
Gabriella è la nipote del commissario Mistretta che mi perseguitava, ma ha la
stessa grinta.
Già che ci sei fammi una rapida ricerca sulla
scomparsa di un volontario di “Progetto Pogo”.
Non so come si chiami né quando sia scomparso
ma, presumo, non più tardi di un anno fa,
comunque vedrò di farti avere qualche altra
informazione.
Gatto
P.S. Credo già di sapere il contenuto del
file che mi riguarda.
Sto meglio con o senza barba?
Finito
di pranzare chiedo a Serena se posso prendermi qualche libro da leggere dalla
biblioteca. Mi risponde di prendere pure quelli che voglio.
Ne
scelgo tre.
‘Autostrada’
di Lucarelli, il nuovo ‘Acqua in bocca’ di Camilleri e Lucarelli e ‘La
battaglia dimenticata’ di tale Kinrade, per cominciare a capire cosa succedeva
in Umbria nel 1944.
Comincio
a leggere proprio ‘La battaglia dimenticata’ ed ho subito una sorpresa.
Per l'occasione MIRAGE ha trovato il coraggio di entrare in Colonia |
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