GRANDI OPERE
A MONTE MALBE
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Ma oggi è domenica! E’ il turno di QUARK coi suoi Misteri! Perché devo fare
questo straordinario festivo?
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Zitto e scrivi – la risposta lapidaria di BAIOCCO –QUARK è ancora ubriaco da
ieri sera, smetti di portarlo al pub… lo sai che non regge l’alcool!
GRANDI
OPERE A MONTE MALBE
Eravamo
rimasti al Capo che stava devastando un fazzoletto di terra in mezzo al
castagneto. Dopo aver abbattuto diversi castagni (malati, dice lui) e spianato
a suon di pala e piccone il terreno lo vedemmo intento a trasportare di tutto
con quel catorcio della sua Land e portarlo allo spiazzo che aveva costruito.
I
piccoli vagheggiavano che lì il Capo volesse costruire una Disneyland tutta per
loro, le signore propendevano per una piscina con tanto di terrazza per mettere
al sole sdraio e lettini, gli sportivi un campo da tennis, o da basket o un
ring per il pugilato.
I
pessimisti optavano per un campo di concentramento per felini di razza incerta,
gli ottimisti per un campo di sterminio per padroni di cani di scarsa
intelligenza. Il solito allegrone VITTORIO per un cimitero destinato alla
nostra dipartita.
Un
giorno lo vedemmo arrivare per ben quattro volte con la Land impennata e carica
di piastrelloni di cemento. Più di 100 pezzi, al peso di chili 27 cadauno.
Immaginate le bestemmie del Capo mentre li scaricava e doveva portarli a
braccia allo spiazzo in mezzo al bosco: ha fatto il giro del calendario 18
volte nominando pure Santi sconosciuti anche ai frati del convento.
Infine
un giorno arrivò addirittura col suo amico con il pick-up, anche lui impennato,
carico di tavole di legno e valigette portaattrezzi. Arrivò a dar man forte
pure un altro amico, sempre carico di utensili vari, e si misero a lavorare di
buona lena di mattino presto, con la nebbia che ti spaccava le ossa e diversi
gradi sotto lo zero.
Lavorare!
Una parola grossa!
Diciamo
che era un continuo darsi del coglione, incapace, cieco, rimbecillito dal
freddo e via dicendo…
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Sto pezzo va qua! Tonto!
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Il tetto si monta all’ultimo, scemi!
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Squadrate le pareti, mi raccomando!
Infatti,
terminata quella che poteva sembrare la struttura di una casetta in legno, il
Capo si accorse che su un lato era rimasta una fessura di circa 5 centimetri,
una sottile finestra verticale che scendeva lungo tutta la parete.
-
Nessun problema! – disse prendendo un’asse di legno avanzata e inchiodandola
all’interno per chiudere lo spazio.
Al
montaggio del tetto cominciò a scorrere il sangue, oltre alle martellate sulle
dita per la stanchezza volavano oggetti disparati all’indirizzo di uno o
dell’altro.
-
Meglio che al cinema! – il commento di ARCHIMEDE, mentre BARTOLOMEO raccoglieva
scommesse sulla sorte dell’opera: qualcuno puntò anche su una durata superiore
a quella della Salerno - Reggio Calabria.
Infine
toccò al montaggio delle porte; successe di tutto per far riuscire il miracolo
della loro chiusura e relativa apertura.
Nel
pomeriggio, contrariamente al volume delle scommesse effettuate, il lavoro finì
e i tre, stanchi, sporchi, incazzati e sanguinolenti si salutarono a malo modo.
Fu
qui che SCIRE’ lanciò un pesante dubbio:
-
La Micia l’ha sbattuto fuori casa, il Capo viene ad abitare in questa
catapecchia vicino alla Colonia. Gli siamo rimasti solo noi… dovremo adottarlo.
In
un attimo crollò Disneyland, il ring per la boxe e la piscina con le sdraio.
Vostro
SAETTA (attuale memoria storica della Colonia)
SCIRE' - La saggezza fatta gatta |
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