domenica 31 luglio 2016

IL SOLARIUM LETTERARIO







IL PASSAGGIO DELLE CONSEGNE
(Era ora!!!)







Il Solarium ha terminato la sua funzione, pur avendo ancora un romanzo in sospeso, ma l’autore è sempre latitante (in Sudamerica o Groenlandia, non è dato sapere), l’Editore è agli arresti domiciliari per favoreggiamento e bancarotta fraudolenta. Abbiamo letto e ascoltato porcherie per anni e neppure veniamo ricompensati con una misera scatoletta di umido. Ergo: al vostro buon cuore!
Ma la questione che tiene banco stamattina in Colonia è: che cazzo ci inventiamo ora per ammazzare la domenica mattina?
- Un thriller! – propone SCHIZZETTA.
- Ancora? – EMILIA – Svoltiamo completamente e proponiamo argomenti scientifici!
- Brava! – la interrompo – Mettiamo sulla cattedra PALLUCCHINO a spiegare l’origine dell’universo e i misteri delle tombe egizie e quello, in due puntate, ci ammazza i quattro lettori che abbiamo. Bocciato!
- Ma no! – quel genialaccio di ARCHIMEDE – Una spiegazione scientifica col taglio televisivo! Che so… qualcosa ai confini della scienza, esoterismo, leggenda e fantascienza!
- Sì! Dopo “I misteri della jungla nera” di Salgari proponiamo “Misteri e leggende di Monte Malbe”! E chi di noi sarebbe in grado di sostenere argomenti simili?
- Bellissima idea! – replica TOPAZIO – Una domenica mattina di discussione fantascientifica e misteriosa tipo… tipo…
- SuperQUARK! – il guizzo di WAFER, grande consumatore di programmi televisivi.
- QUARK?
- QUARK??
- QUARK???
- QUARK!!!! – il grido dei Coloni – QUARK sarà il conduttore-presentatore-narratore della nuova rubrica domenicale!
Al grido di richiamo il rosso cucciolone si presenta col solito topino in bocca, la prima preda della giornata.
- Cosa dovrei fare? – domanda, mentre il topino ne approfitta per sfuggire dalle mandibole e scappare nel bosco inseguito dal killer ATTILA e dallo sgraziatissimo GGNAZZIO.
Lo istruisco ampiamente sui nostri progetti, lo motivo quel tanto che basta e lo incorono nuova star della domenica mattina, il mio compito è terminato: posso finalmente andarmene in ferie... 
fanculo al Solarium Letterario!

Il nostro QUARK nuovo conduttore della rubrica domenicale
"QUARK - Misteri e leggende di Monte Malbe"

sabato 30 luglio 2016

CARTOLINE DAGLI ADOTTATI

MACCHIA 
(ex FRANZ-FERDINAND o EFFEFFE)

(Abbandonato alla Colonia Nuova il 11/09/2013
Adottato a Perugia il 23/09/2013)

Il nostro MACCHIA non è voluto essere da meno di suo fratello BLOB
e ci ha spedito una cartolina direttamente
dalla sua residenza di Monte Malbe.
Ricambiamo i saluti a lui e ai suoi umani, gli amici Francesco e Eugenia

venerdì 29 luglio 2016

LE NOSTRE FOTO (segnaletiche)

QUESTURA DI PERUGIA


NOME - DRACMA
SESSO - F (sterilizzata)
ETA' - Classe 2010
RESIDENZA - Reggia di Monte Malbe
PROFESSIONE - La  Questuante della Reggia
MANTELLO - Bianco-Pezzato
OCCHI - Due (verdi)
ZAMPE - Quattro
CODA - Sì (tigrata)
CARATTERE - Socievole solo in presenza di cibo
INTERESSI - Il cibo
SEGNI PARTICOLARI - Intona antiche litanie feline pur di ottenere un bocconcino
Deceduta per FIV 16/11/2016

giovedì 28 luglio 2016

mercoledì 27 luglio 2016

ANNUNCI & DEDICHE

SCEMINA


Stamattina è ricomparsa dopo ben 8 giorni di ferie non autorizzate, con innumerevoli ore di ricerca del Capo che, con il suo tipico richiamo da felino disperso, ha radunato alla Reggia tutti i gatti vaganti che gironzolavano da Monte Tezio alle rive del lago Trasimeno. Lo ha così severamente punito per le troppe attenzioni dedicate ai cinque piccoli che scorrazzano e devastano tutto dentro la Reggia. Il Capo le ha chiesto umilmente scusa con una ciotola delle sue crocchette preferite e la dispensa che la autorizza a picchiare i piccoli che non le portano rispetto. Il centralino del Telefono Azzurro Micioso ha cominciato a ricevere allarmanti telefonate da Monte Malbe.
Bentornata SCEMINA!

martedì 26 luglio 2016

lunedì 25 luglio 2016

CHEESE! Scatti felini a Monte Malbe (Reggia)

Finale Scapoli-Ammogliati
- Capo! Abbiamo perso il nostro pallone!

- E' nell'aiuola con l'edera!
...Scapoli-Ammogliati???

sabato 23 luglio 2016

IL SOLARIUM LETTERARIO






DEBITI e PINELLE

(Le pinelle sono come i debiti:
se ne hai troppe sono solo problemi)
- 19° capitolo -









- Ragazzi, l’ultimo strappo poi siamo finalmente in vetta! – raccomando ai randagi della Colonia.
- Già – commenta POLVERE – da domenica prossima cosa ci inventiamo?
- Nulla – rispondo – ricominciamo la lettura di tutti i romanzi del Solarium, così anche GGNAZZIO sarà un randagio erudito!
- Provatici BAIOCCO… - il sussurrato consiglio di Colosso OSCAR.

19

Un tranquillo viaggio di ritorno. Tre classiche soste per un pieno, due pisciate, tre caffè e tre sigarette. Quando l’obsoleta autoradio della Regina ritrova un segnale radio decente ascolto un famoso conduttore parlare del suo gatto.
Dopo 16 anni di convivenza lo ha lasciato. Ne parla con tono allegro anche se nelle sfumature si capisce che ne soffre. Per chiudere l’argomento e non intristire la mezza Italia gattofila che sta ascoltando il programma sfuma l’intervento con una canzone: una vecchia filastrocca in inglese cantata da Fred Penner.
The cat came back… il gatto è tornato
Sorrido ripensando ai grigi anni del mio lavoro per il Servizio Informativo Governativo. Ero soprannominato  Gatto Silvestro, per brevità tutti mi chiamavano Gatto.
Arrivato a destinazione, come scendo dalla Regina, Misha mi si fa avanti strusciandosi tra le gambe. I gattini giocano tra loro sulla veranda. Li faccio entrare in casa e, per lenire il senso di colpa del breve abbandono, preparo loro tre ciotole col meglio del meglio del paté in commercio.
Mangio un boccone e via! A fare il meritato pisolo. Sono stanco per la guida e ho la muscolatura e le articolazioni doloranti.
Silicone o non silicone, mi ha massacrato.
Poco prima di cena la visita che aspettavo: il Fiorino arancio-ANAS parcheggia a fianco della veranda e Catia entra in casa.
- Sono passata ieri, ma non c’eri.
- Sono andato a concludere l’indagine.
In silenzio, Catia, aspetta ulteriori notizie.
- Michel Peruzzi è morto nel bombardamento del monastero di San Romualdo. E’ sepolto a Fonte Avellana: ho pregato un monaco di appoggiargli sulla tomba il diario di suo zio.
- I documenti? - chiede.
Mi sorprende: non avevo fatto in tempo a parlargliene ma aveva capito da sola che erano custoditi nella cassetta metallica, insieme al diario.
- Restituiti a Sua Maestà la Regina tramite il fratello della tua amica Margaret. Lavora per i servizi segreti inglesi: era lui che ci faceva controllare. Il libro l’ho regalato a Margaret: ci teneva come ricordo di suo padre o -forse- era solo un’altra copia da far sparire.
- Quanto ci hai guadagnato? - la domanda è carica di sospetto.
- Io, nulla. Ai tuoi gatti è andata meglio.
Mi chiede una spiegazione con lo sguardo.
- Ho barattato il tutto con un vitalizio a favore del tuo rifugio - porgendole il biglietto da visita di George - Manda una e-mail a questo indirizzo con i dati bancari per il bonifico. Ho sparato basso: 10.000 sterline al mese.
- Quanto sarebbe?
- Credo 14.000 Euro. Dovrebbero bastare anche per la manutenzione della villa, poi… vedi tu.
Rimane pensierosa per qualche istante. Poi fa la domanda che più le preme.
- L’hai pescato il 10 di quadri?
Nego con il capo e le concedo un’ultima chance. Prendo un mazzo di carte da burraco e lo allargo a ventaglio sul tavolo, come se dovessimo scegliere le posizioni prima della partita. Pesco una carta mostrandola a Catia.
- Asso di quadri. Non serve.
Ne pesca una pure lei.
- 10 di picche. Neppure questa. Pazienza.
si è arresa…
Ha mollato l’osso, finalmente ha capito: non sono quello che lei vorrebbe fossi.
Anche io ho scoperto qualcosa: l’indagine mi ha riportato indietro nel tempo, sono tornato ad essere l’ Andrea Rossi di una volta, il Gatto. La cosa non mi dispiace.
Mentre accendo una sigaretta. sotto lo sguardo meravigliato di Catia, lei mi chiede: - Cosa ti è rimasto di tutta questa storia?
Osservo Misha e i micetti che dormono spaparanzati sul divano.
- Solo un dubbio - rispondo soffiando via la prima boccata.

- Perché le gatte nere fanno sempre gattini tigrati?


Il nostro BAIOCCO ingabbiato da Colosso OSCAR
e pronto per essere spedito a Timbuctù

VECCHI INDIMENTICATI AMICI

AMBRA (detta LA TARTARUGHINA)

Abbandonata il 26 ottobre 2007 alla Colonia Vecchia la microscopica TARTARUGHINA divenne uno dei componenti della Colonia più asociali e selvatici. Con il tempo si trasformò in una riservata signora, mantenendo comunque le distanze dal resto del branco. Una vita tranquilla ed incolore da vero gatto randagio, fu una dei pochi che non accettò il trasferimento alla Colonia Nuova continuando a soggiornare dentro le mura del convento. Ci ha lasciati il 16 settembre 2015 mentre era ricoverata dai veterinari per una terribile patologia. 

La piccola AMBRA/TARTARUGHINA da poco abbandonata alla
Colonia Vecchia- Novembre 2007

giovedì 21 luglio 2016

CHEESE! Scatti felini a Monte Malbe

Chi ha pettinato CREMINO?!
Che CREMINO avesse una doppia vita lo abbiamo sempre sospettato,
ma che ora arrivi in Colonia tutto bello fresco di parrucchiere
ci sembra eccessivo.
Gatta ci cova!

mercoledì 20 luglio 2016

ARRIVI & PARTENZE

- Oramai è dei nostri! - ha commentato GGNAZZIO, felice di non essere più "quello che porta il mortaio" in Colonia (leggi: l'ultimo arrivato).
E sì! La bianca LUCILLA comincia ad essere un'assidua frequentatrice del nostro rifugio. Certo, ha i suoi orari non dettati dal richiamo al pasto del Capo in quanto sembrerebbe sorda. Ma arriva, gironzola e gradisce il piattino di umido che il Capo le propone, per poi passare a rifinire il pasto con le crocchette "buone" che stanno dentro alla casetta. Per tutti noi è una presenza non invadente, poi sappiamo che appena avrà raggiunto il giusto livello di confidenza e socialità col Capo il nostro umano se la porterà via, alla Reggia, in condizioni di sicurezza migliori per lei, come ci ha assicurato.
Il Capo ha detto che proverà pure a metterla in adozione, magari appena dopo la sterilizzazione: un bell'appartamento sarebbe il massimo per le sue condizioni di gatto albino! Per ora aspettiamo e godiamoci le schermaglie di lento e inevitabile avvicinamento tra i due per una reciproca e più approfondita conoscenza (detto così sembra che si vogliano fidanzare!).

LUCILLA a distanza di sicurezza

Un piccolo passo avanti...

Scrutiamo bene questo strano umano!

martedì 19 luglio 2016

CARTOLINE DAGLI ADOTTATI

BLOB

(Abbandonato alla Colonia Nuova il 11/09/2013
Adottato a Perugia il 13/10/2013)

Come sarebbe a dire "Sei diventato un bombolone!"?

State attenti a quello che dite!

Comunque statemi tutti bene e salutate quel brontolone del Capo!

lunedì 18 luglio 2016

ANNUNCI & DEDICHE

PINA - LASER - EPPE

Come dice il Capo: "Bisogna sempre provarci!" e noi proviamo a mettere in adozione gli ultimi tre gattini arrivati.
Tre mesi circa, completamente socializzati, puliti e sani, si affidano previo pre e post affido e obbligo di sterilizzazione al 6° mese di età in Umbria e zone limitrofe. Sono spluciati, sverminati e con 1° vaccino. 
PINA femmina pezzata, LASER maschietto tigrato e EPPE maschietto nero sono visibili alla Reggia, dove sono stati messi in sicurezza, e dopo il 2° vaccino torneranno alla Colonia dove sono stati abbandonati il 1 luglio.
Contiamo su di voi per dar loro un futuro migliore di quello che li aspetta!
Contattare il Capo (Sergio) tramite la sua pagina FB Sergio A.S. Peruzzi o telefonicamente (338-6922685) per ulteriori informazioni e vedete di non farceli trovare di nuovo tra i piedi qua in Colonia!

PINA

LASER

EPPE

sabato 16 luglio 2016

IL SOLARIUM LETTERARIO







DEBITI e PINELLE

(Le pinelle sono come i debiti:
se ne hai troppe sono solo problemi)
18° capitolo







- Allora? Chi è l’assassino? – domanda il ritornato BERETTA, cercando di aggiornarsi sul romanzo che stiamo leggendo.
- Sempre il maggiordomo – mi degno di rispondere mentre Colosso OSCAR sta prendendo le misure per affibbiargli una possente zampata.
Tra i due non corre buon sangue, forse l’assenza del cucciolone era dovuta proprio alla presenza del mastodontico felino.
Zamp!
- Mmeooowww!!!!! – strilla il figliol prodigo scappando per il bosco.
Sicuro in una delle sue precedenti vite Colosso OSCAR era un maggiordomo.

18


Lunedì mattina, di buon’ora, sono in viaggio per il monastero di Fonte Avellana. Sono solo: ho tutto il tempo per pensare ai fatti miei. Il primo pensiero va al passato fine settimana. Non ho visto né sentito Catia. Mi era balenata per la mente l’intenzione di telefonarle ma ho desistito, non so neppure il perché. Anzi, credo di saperlo ma non ne sono del tutto certo: ho paura di mettere in discussione l’equilibrio faticosamente raggiunto in questi tre anni. Passato il momento di euforia della novità, ora Catia mi si rivela sotto un altro aspetto: l’ennesima, potenziale, rottura di coglioni.
Per ingannare il tempo sabato sera sono tornato al circoletto di Marina a fare una briscola e un tressette e i soliti vecchietti impiccioni hanno fatto illazioni sulla circostanza che -se di sabato sera stavo ancora là- c’era solo un significato: la bella moretta non me la sganciava più. Ho sorriso e annuito, ma li ho fatti sbavare raccontando mirabolanti avventure sessuali con le tardone del burraco, motivo per cui la bella moretta mi aveva chiuso la sua bottega. Ho raccontato più cazzate quella sera che negli ultimi dieci anni.
Alle 10,50 suono al portone d’ingresso del monastero. Mi apre un monaco a cui spiego il motivo della mia visita.
- Venga, la sta aspettando - risponde conducendomi in un salotto dove un anziano monaco sta leggendo un libro antico.
- Sono Andrea Rossi, piacere.
- Antonio Misurata, benvenuto a Fonte Avellana. Il Cardinale Benedetti mi ha spiegato il motivo della sua visita. Ciò che lei cerca è qua.
Il monaco si alza in piedi. E’ anziano, alto, anche se la sua schiena ha cominciato ad incurvarsi, e magrissimo.
- Bene. Sono finalmente riuscito a trovare il luogo di sepoltura di Michel Peruzzi. Le chiedo due favori.
- Mi dica.
- Sa della storia del debito tra la Casa Reale Inglese e la famiglia Peruzzi?.
- Vagamente. Miki me ne aveva parlato durante il trasferimento da Roma al monastero di San Romualdo. L’aveva appreso il giorno prima da suo zio e dal Cardinale Bernini.
- Secondo lei, era possibile che Miki non fosse interessato a far valere i suoi diritti?
- Mi aveva detto di non essere interessato. Non era per soldi o titoli nobiliari che era venuto in Italia. Per quel poco che l’ho conosciuto penso sia stato sincero.
- Ha sofferto?
- Credo di sì: e’stato cosciente fino all’ultimo momento. Prima di morire mi ha fatto due raccomandazioni.
Lo interrogo con lo sguardo.
- La prima – prosegue - di dire al Cardinale Bernini di non sentirsi in colpa per averlo lasciato andare via. Era solo una questione di tempo: oramai era condannato; solo non credeva così presto. La seconda era per me. Se avessi trovato quei maledetti documenti li avrei dovuti restituire a Re Giorgio VI. Non li ho trovati; ma neppure cercati. Forse sono stato pavido. Altro non saprei dirle.
- Grazie - porgendogli il diario del Marchese - mi faccia la cortesia di appoggiarlo, insieme ad un fiore, sulla sua tomba. E’ il diario di suo zio Ottaviano: racconta la storia del debito e dell’incontro con Michel in Vaticano. Miki sarà contento.
- Lei… è un parente dei Peruzzi?
- No. I Peruzzi de’ Medici sono estinti. Anche la Marchesa Adalgisa è morta. Prima di morire mi ha consegnato questo diario con la preghiera di ritrovare suo cugino Michel. L’ho fatto.
Il vecchio monaco prende il diario e, mentre lo passa nell’altra mano per stringere la mia e salutarmi, noto che manca dell’ultima falange al mignolo della sinistra.
Gliela indico con lo sguardo: - Un lavoro di falegnameria, scommetto.
Sorride: - Succede spesso tra noi monaci lavoratori.
Riprendo la strada verso Gubbio con alcune impellenti necessità.
La principale la assolvo al primo slargo che trovo lungo la strada. Accosto la Regina, scendo, estraggo l’arma propria e faccio una pisciata memorabile; quelle che si fanno ad occhi chiusi, tanto è il piacere di liberarsi la vescica. Appena li riapro scorgo un qualcosa di familiare a terra, alla mia destra. Mi chino e raccolgo una piccola monetina da un centesimo di Euro, tutta ossidata e impolverata, quasi perfettamente mimetizzata con il suolo di terra grigia.
Sorrido tra me: un’altra sfida vinta!
Le ramatine, come definisco le monete da 1, 2 e 5 centesimi di Euro, sono i bersagli più comuni da trovare a terra, ma anche i più difficili da vedere. Sono perfidi tondelli, non ti accorgi quando ti cadono dalle tasche o ti scivolano dalle mani: non fanno rumore. Poi, appena a terra, cominciano a mimetizzarsi come camaleonti. Se cadono sull’asfalto, cominciano a diventare grigie scure, sullo sterrato diventano beige, scommetto che in mezzo all’erba di un prato diventino verdi.
L’occhio esperto del cercatore sa che deve concentrarsi sulla forma e non sul colore per scorgerle. Una finezza che ho imparato col tempo.
Per la seconda urgente impellenza mi reco a Pascelupo. Ho pure voglia di rivedere il piccolo e grazioso paese di montagna. Ma ho ancora più desiderio di un caffè con miscela arabica della vecchia Menchina.
Menchina è sempre lì (dietro al banco) e nella sala la stessa scena di giorni prima: il fumatore, con l’immancabile toscano acceso, e il pollo che giocano a carte.
- Buongiorno! - il mio esordio.
- Bongiorno, Signorino! - fa Menchina mentre gli altri due si limitano a fare un silenzioso gesto di saluto col capo.
- Ancora ruspa? - chiedo al fumatore.
- Bazzica e scopa - risponde e, segnandosi due scope, fa al pollo: - Due scope! - scoprendo a terra le sue carte.
Chiedo a Menchina il solito caffè e, guardando l’ora all’orologio pubblicitario Stock, stile marinaro, appeso a una delle spoglie pareti,  noto che sono le una passate.
- Vorrei mangiare un boccone, Menchina. Dove mi consiglia di andare?
- Qui! – risponde - C’ho la crescia calda calda!
- Crescia?
- La crescia col pregiutto - precisa.
- Torta semplice col prosciutto - traduce il fumatore.
- Veramente sono vegetariano.
- N’c’è problema, Signorino, la mi’ crescia la possono magnà anche quelli col diabete e la sciatica!
- Mettegliece un filo d’erba, Menchina - interviene sempre il fumatore.
- L’erba col pregiutto? Mah… - gli risponde Menchina e scompare nella stanza dietro al retro banco.
- Da bere? - la sento domandarmi.
- Sprinz! - fa il fumatore.
sprinz?
Dopo pochi minuti Menchina torna con un piatto piano e, appoggiato sopra, uno spicchio enorme di crescia ripiena col “pregiutto” e qualche rada macchia di verdura cotta.
Il profumo è invitante, la addento con voracità, evitando di pensare al povero animale che si è sacrificato per farcire una crescia. Poi vedo Menchina trafficare con un bicchiere, di quelli infrangibili stile anni ’60, che riempie con birra, gassosa e un goccio di vino bianco.
???
- Cos’è? - chiedo preoccupato.
- Robba bona - mi rassicura col sorriso Menchina.
Ne bevo un sorso: in effetti male non è. Finisco lo spicchio di crescia e ne chiedo un altro alla Menchina.
- Mò fagliela col pecorino, quello de Sandro! - la istruisce il fumatore.
- Quella va bene anche per i vegetariani - mi informa.
bastardo…
Finisco anche la seconda crescia e mi sento satollo. Menchina mi porge il caffè.
Lo bevo lentamente e vengo assalito da un’irrefrenabile voglia di nicotina. Lancio lo sguardo sullo scaffale delle sigarette.
- Un pacchetto di sigarette! Le peggiori; non vorrei ricominciare a fumare - le chiedo.
- Nazionali Esportazione! -  esclama il fumatore.
Prontamente Menchina me ne porge un pacchetto.
- Senza filtro? - domando stupito.
- Le peggiori in assoluto - pontifica il fumatore - Quattro e tre: sette. Scopa!
- Mi dia anche un Bic, Menchina.
- Cosa?
- I cerini, Menchina. Vuole accendere. Tre 5… 7 punti!
- E cche culo! - esclama il pollo.
Mi accendo la sigaretta al secondo tentativo. Al primo la capocchia del cerino mi rimane attaccata al polpastrello proprio mentre si infiamma procurandomi un buco marroncino che duole e puzza di zolfo e carne bruciata.
Bestemmio sottovoce mentre mi succhio il dito bruciato.
Una fucilata mi trapassa i polmoni e un senso di inebriamento mi assale facendomi girare la testa.
sarà lo sprinz?
Pago una stronzata il pranzo, il caffè e le sigarette e saluto tutti.
- Signorino? - chiede Menchina mentre sto uscendo dal circoletto - Che se vole comprà ‘na casa to qui?
- No, grazie!
Quando arrivo alla piazzetta dove riposa la Regina vedo la solita vecchietta indaffarata coi gatti. La gatta nera aspetta che i suoi micetti abbiano finito di mangiare.
Automaticamente metto mano al portafogli e tiro su una carta da 50 Euro. La porgo alla signora.
- Ancora? – fa - E’ il Signore che la manda! Mi dessero 50 euro alla settimana potrei anche curarli e sterilizzarli questi gatti.
- Come si chiama, signora?
- Onelia, Onelia Morelli. Perché?
- Curiosità - rispondo, salgo sulla Regina e parto.
Appena il cellulare riaggancia la rete mi fermo a telefonare.
- Margaret? Ciao, sono Andrea Rossi. Mi trovo vicino Gubbio e vorrei consegnarti una cosa, se possibile.
- Ciao Andrea! Non c’è problema. Passa a casa così ti faccio conoscere mio fratello George. E’ tornato per farsi qualche giorno di ferie.
- Tra un’ora sono là.
Faccio una seconda chiamata: alla strega rifatta che mi aveva passato il numero del suo telefonino.
- Ciao Silvia! Sono Andrea di Grosseto. Ci siamo conosciuti al torneo all’ “Ikuvium”. Ti disturbo?.
- Oh! Ciao Andrea! Sono contenta che mi hai chiamata, nessun disturbo.
- Stanotte soggiorno a Gubbio per lavoro. Volevo sapere se l’invito a fare quattro smazzate insieme fosse ancora valido.
- Veramente il lunedì non ci sono tornei.
- Meglio! Ti posso invitare a cena?
Dopo una pausa di riflessione la tardona tutta tette, labbra e plastica mi risponde.
- Volentieri! Penso io a prenotare in un buon ristorante. E’ un po’ fuori mano, ma ne vale la pena.
- Bene.
- In quale albergo stai?
- Pensavo di passare all’ “Ikuvium” per domandare se ci fosse una stanza libera.
- Prova al “Motel dei Ceri”, appena fuori Gubbio.
- E’ migliore?
- No. E’ più economico e discreto. Prendi uno dei bungalow esterni, ci si va senza passare dalla reception.
- Okay, dopo chiamo per prenotare.
- Ci vediamo alle 20 al parcheggio esterno del “Bar della Contessa”.
- Ricevuto. A dopo. Ciao, Silvia.
la bambola è sposata
Dopo circa un’ora parcheggio davanti alla grande casa di Margaret Hawtin-Stutton. Mi accoglie un uomo sulla sessantina, il classico tipo inglese: sembra la controfigura di David Niven.
- Dottor Rossi, buonasera! Sono George Hawtin-Stutton. Margaret mi ha parlato di lei. E’ un piacere conoscerla.
- Piacere mio, George.
Osserva con attenzione la Regina e nota l’ovale metallico raffigurante la Union Jack sormontata da una corona d’oro attaccato alla parte inferiore del portellone posteriore.
- Vedo che apprezza le cose di casa nostra - osserva.
- Sì. E’ la terza Range che possiedo. Tutte della seconda serie.
- Sarebbe più corretto dire che è la Range che possiede lei, visto che è recidivo. Neppure io sono riuscito a tanto.
Ci accomodiamo nel salone dove Margaret ci sta aspettando. Dopo il rituale the, anticipato di qualche minuto, vengo al sodo.
- George, vorrei consegnarle dei documenti da far pervenire alla Casa Reale.
Gli porgo i due vecchi fogli manoscritti.
- Sono il contratto di prestito tra i banchieri Peruzzi e Re Edoardo III, e il successivo contratto con la clausola della restituzione a un qualsiasi erede maschio della Casata Peruzzi. Penso sia a conoscenza di questa vicenda.
George annuisce mentre gli brillano gli occhi.
- Erano insieme a un vecchio diario scritto dal Marchese Ottaviano Peruzzi de’ Medici. Il diario l’ho fatto deporre sulla tomba del monaco Michel Peruzzi, l’ultimo erede che avrebbe potuto esigere il debito. Credo sia giusto chiudere questa storia così.
George prende i documenti e li ripone dentro al cassetto di un pesante mobile di antiquariato.
- Sarà mia cura farli pervenire il più presto possibile a Buckingham Palace.
- Ma non sono gratis - aggiungo.
George si volta di scatto e chiede: - Quanto vuole?
- Nulla per me. Ma -visto che negli anni la Regina ha pagato il silenzio con 20.000 sterline al mese- credo che ora sborsarne solo 10.000 sia un bel risparmio. La Marchesa Adalgisa Peruzzi de’ Medici aveva creato nella sua villa, a Grosseto, un rifugio per gatti randagi. Ora la villa è stata donata ad un’associazione animalista che si prende cura dei gatti della Marchesa ma non ha risorse sufficienti a mantenere  e curare la villa. Mi lasci un indirizzo di posta elettronica, provvederò a mandarle intestazione e IBAN di questa associazione per fare i bonifici mensili.
George indugia, è tentato di mercanteggiare sulla cifra richiesta. Rimane pensieroso qualche istante.
Aiuto la sua decisione dicendogli alcune parole.
- Certo, si potrebbe scrivere un bel libro su questa storia. Dal debito non pagato al bombardamento dell’Abbazia di Montecassino l’onore della Corona Inglese non ne uscirebbe bene.
Credo che la parola onore abbia riscontrato un certo effetto su George, o forse il fatto di avere portato a termine la sua missione con successo e senza complicazioni.
Prende un suo biglietto da visita scrivendoci qualcosa sul retro. Con pochi spiccioli -non suoi- ha risolto il problema che i Windsor si trascinavano da sette secoli.
dove ha fallito il padre, è riuscito il figlio
- Ecco qua. Mi faccia avere i dati necessari.
- E, per me… non hai nulla? - chiede Margaret osservando la copia in pelle del libro di suo padre.
- Questo – porgendoglielo - Neppure questo è gratis.
- Dimmi - fa Margaret.
- A Pascelupo, sulla piazza, c’è una signora. Si chiama Onelia Morelli. Ha bisogno di aiuto per i suoi gatti randagi.
- Ci penso io, non è un problema.
Mentre ci salutiamo, sul piazzale antistante la casa, dico a George -Ora la Sora Elisabetta può dormire sogni tranquilli.
- Dio salvi la Regina! - risponde sfiorando il cofano della mia Regina.
- Non c’è bisogno di scomodare Dio, George: già ci ha pensato Michele ad allungarle la vita.
Mi segue con sguardo perplesso mentre salgo in auto e faccio ruggire gli otto cilindri del motore girando la chiave di accensione.
Quando mi avvicino a Gubbio scorgo l’insegna del “Bar della Contessa”. Mi fermo per un altro buon caffè e a sostituire le Nazionali Esportazione e i cerini con qualcosa di più attuale.
Mentre attraverso Gubbio, diretto verso il “Motel dei Ceri”, mi si fa duro.
Silicone o non silicone, stanotte la massacro.

BERETTA osserva preoccupato le mosse di Colosso OSCAR