DEBITI e PINELLE
(Le pinelle sono come i debiti:
se ne hai troppe sono solo problemi)
- 15° capitolo -
Uno va e uno viene; il normale turn-over
della Colonia. Dopo l’abbandono dei tre piccoli alcune domeniche fa ieri è
comparso un nuovo micio, per fortuna già quasi adulto e apparentemente in buona
salute.
Un cucciolone maschio e non sterilizzato ma
socializzato, quindi fino a ieri aveva una casa e una famiglia poi, come
purtroppo spesso succede, il gatto impiccia e si trasloca da un’altra parte
(leggi si abbandona), tanto è un gatto e se la cava benissimo da solo per
sopravvivere! Già… la prossima volta abbandonatelo col vostro bancomat e il pin
scritto sopra. Pezzenti incivili!
15
- Allora - l’esordio di Catia - abbiamo
aperto, siamo arrivati al pozzo, lo abbiamo giocato e fatto il nostro burraco.
Cosa ci manca? - fa un attimo di sospensione.
- La chiusura! - dicono insieme tre o quattro
partecipanti.
- Esatto! Ma la chiusura non viene da se: va
preparata. Prendere il pozzo, fare burraco e chiudere in un solo colpo è un evento
episodico, di… puro culo, consentitemi la parola. Il 95% dei casi…
Mi si chiudono gli occhi, non riesco a
seguire la lezione. Ho faticato tutto il giorno a ripulire casa, dopo una
mattinata in ammollo a cercare, e ora sono stanco. Non fosse stato per lo
screzio del viaggio avrei dato forfait. Ma stasera dovevo -per forza- stare
qua.
Finita la lezione, sembrata interminabile, e
fatte alcune smazzate dove mi sono prodotto nelle peggiori castronerie della
storia del burraco, porgo a Catia l’assist per il rappacificamento.
tanto
ancora sta incazzata con me e rifiuta
- Ce l’andiamo a fare una birra? - butto là
con le palpebre semichiuse.
- Volentieri!
Torniamo al “Be-Bop-A-Lula Pub” dove la
solita band scassatimpani sta suonando qualcosa di difficile decifrazione.
- Scusa per ieri - dico con la massima
umiltà; ma senza troppa convinzione.
- No! - ribatte Catia - Scusa tu per il mio
comportamento. Sono un po’ assillante, quando mi ci metto.
un po’?
- Ma era dal pomeriggio di sabato che stavo
incazzata con te. Per colpa di quelle due streghe rifatte: ti facevano il filo
spudoratamente.
- Ma figurati!
Certo, sapesse che la strega più rifatta, con
la scusa di fare un torneo insieme, mi ha passato il suo numero di cellulare
dicendomi: - Di qualsiasi cosa tu avessi
bisogno… chiamami.
- Comunque – prosegue - mi è passata. Invece
ti ho visto distratto e svogliato.
- Vero.
- Qualcosa che non va?
- Solo stanchezza. Poi è l’indagine che non
va. Mi sono cacciato in un vicolo cieco. E’ rimasto un indizio da verificare ma
credo sia ininfluente.
- Cioè?
- Sapere chi ha abbattuto l’aereo inglese. Lo
stavano aspettando: un agguato in stile mafioso. Forse sapere chi sia stato ci
potrebbe aiutare; ma non ne sono certo.
- Posso sentire un mio amico del 4° Stormo
all’aeroporto. Forse sa a chi ci possiamo rivolgere.
- Magari - rispondo.
- I micetti come stanno?
Facciamo pace, e nel migliore dei modi. Vengo
elargito, a bordo della Regina, di uno dei più pregevoli pompini della mia vita.
è bello
litigare per poi fare pace!
La settimana prosegue lenta, con l’alta
pressione che mi permette ancora qualche cercata in ammollo e una mail di Ken
dove scrive di non aver trovato un cazzo di quello che vado cercando negli
archivi della Casa Reale Inglese, ma continuerà a frugare.
Per contro, gli chiedo di fare un giro negli
archivi della RAF per sapere qualcosa sul loro aereo abbattuto a Pascelupo.
Mi chiama Catia e mi avverte di una sua sortita,
dopo cena, a casa mia.
almeno
si scopa…
Arriva con un tipo strano, sulla cinquantina,
basso, grassoccio e calvo; ma con un bel paio di baffoni neri.
- Ciao! Lui è Armando Luci, del 4° Stormo.
Appassionato di storia aereonautica della seconda guerra mondiale. Ti può
aiutare per quella curiosità.
Ci stringiamo la mano, ci accomodiamo nel
salotto e faccio il caffè a tutti. Tiro fuori anche un paio di bottiglie e,
chiacchierando, facciamo onore al Wild Turkey.
- La notte del 31 maggio 1944 è stato
abbattuto un Avro Anson della RAF a Pascelupo, vicino Gubbio. Era in missione
speciale. Vorrei sapere chi può averlo abbattuto.
- Niente di più facile – risponde - Escluderei
l’ANR, rimane la Luftwaffe.
- ANR?
- Aeronautica Nazionale Repubblicana, quella
di Salò. Ma la escludo perché i due Messerschmitt 110 G-4 da caccia notturna che
aveva erano di base ad Albenga servivano per contrastare le azioni dei
bombardieri alleati sull’Italia settentrionale. Difficilmente ne avrebbero utilizzato
uno nel centro Italia.
Riempio di nuovo i bicchieri.
- E’ più probabile sia stato abbattuto da un
aereo tedesco, anche se mi sembra strano che li mandassero a caccia lontano da
obiettivi militari. Comunque è semplice controllare, da bravi tedeschi hanno un
ufficio, alla moderna Luftwaffe, con il ruolino di tutte le missioni compiute
nella seconda guerra mondiale e gli abbattimenti effettuati, riconosciuti o no
dal nemico, ma documentati dalle cineprese.
- Cineprese?
- Sì! Collegate alle mitragliatrici c’erano
delle cineprese o macchine fotografiche per convalidare l’abbattimento o il
danneggiamento degli aerei nemici. Dammi solo qualche giorno e ti farò sapere.
Se
ne vanno prima di mezzanotte. Avrei voglia di fare un salto a Grosseto a
rimorchiare una battona per placare una certa necessità fisiologica ma la
Regina ha fatto le bizze anche stamattina e non vorrei rimanere a piedi in
piena notte.
La mattina successiva passo dal meccanico
Michele.
- E’ il giunto viscoso! - sentenzio.
- Il ventolone! Bene! - fa lui.
bene
una sega!
- Allora - prosegue mentre sta tirando giù un
ammortizzatore da un’ Audi - con l’occasione, sostituiamo pure la pompa
dell’acqua, il termostato, il bulbo della temperatura, il radiatore, la
vaschetta d’espansione e tutti i manicotti. Così, con un’unica operazione, rifacciamo
l’impianto di raffreddamento nuovo.
- Nient’altro? - chiedo preoccupato.
- Beh… ci sarebbe pure il colore da cambiare.
Che so … un bel rosso pompieri ti piacerebbe?
- Rossa già l’ho avuta.
- Ma dai! Allora giallo taxi.
- Spiritoso!
- Dopo ordino i pezzi, ti chiamo appena
arrivano e me la lasci per tutta la giornata.
- E io come torno a casa?
- Ti presto una bicicletta, bianca.
Farfuglio un invito ad andare in certo posto.
- Prepara il blocchetto degli assegni e
scalda la penna! E la prossima volta comprati una giapponese!
Salgo in auto salutandolo con il dito medio
alzato.
Quando torno a casa trovo una sorpresa.
Una fiammante Panda 4x4 del Corpo Forestale
parcheggiata davanti alla veranda e, seduta sugli scalini, Irene che sta
giocando con due gattini.
- Buongiorno! Li vuoi adottare? Ora c’è la
promozione “Adotta 4 gattini: un giovane pensionato in omaggio”!
- Fammi un caffè - la risposta.
- E tu… cosa mi fai?
- Dopo te lo dico.
- Con la bocca piena non puoi.
Preparo due caffè, le porgo il suo e mi siedo
accanto al mio angelo custode.
Irene lo beve d’un fiato e spara: - Cosa stai
combinando?
- Nulla.
- Sicuro?
- Sì!
- Sicuro, sicuro?
- Smetti di giocare e dimmi.
- Ok. Come mai hai alle costole il MI-6?
- Non so, dimmelo tu.
- Stanno dietro anche alla tua bella, da
qualche giorno. Cosa avete combinato nella vostra luna di miele?
- Prova ad indovinare.
- Di meno peccaminoso ma più pericoloso?
- Va bene, getto la spugna. Hai un’oretta di
tempo?
- Anche due, ma corre voce che tu sia un tipo
molto veloce, cinque minuti bastano e avanzano.
- Bugie.
Le racconto dell’indagine che sto svolgendo.
- La vecchiaia ti sta rincoglionendo –
commenta - Cosa pensi di scoprire?
- Non ne ho la più pallida idea. E neppure
sono certo di scoprire qualcosa ma - dopo quello che mi hai detto - sospetto di
essere molto vicino a qualche verità.
- Forse una verità pericolosa.
- Boh.
- Dammi il libro.
- Col cazzo.
- Devo fare rapporto.
- Fallo.
- Consegnando anche il libro potrei rendere
la cosa più credibile.
- Hai tutti gli elementi per renderla
credibile, questa storia. Ora vedi di togliermeli di torno.
- Io non posso.
- Ti devo insegnare come si fa?
- Lo so da sola, grazie. Quanti giorni?
- Non lo so, ma non ora. Vediamo se si
scoprono.
- Ok. Il caffè era buono. Stai attento… usa
il preservativo.
- Ce ne ho un paio avanzati. Li vuoi vedere
indossati?
- Ahahahaha! Sai che pena!
Finalmente si toglie dalle palle soddisfatta
delle informazioni ricevute.
la
faccenda si sta complicando
Ripercorro mentalmente tutto ciò che ho fatto
nella trasferta umbra.
Margaret!
Sicuramente è stata lei ad avvisare i servizi
segreti inglesi dell’indagine che sto svolgendo.
ma
perché?
La missione italica di suo padre deve
rimanere segreta: ho trovato il vero motivo del sequestro del libro.
Chi può
aver contattato?
Me l’ha detto -logico- suo fratello. George è
un addetto all’ambasciata di Singapore: classica copertura per un agente dei
servizi segreti.
Scommetto
che ora l’hanno distaccato all’ambasciata di Roma
Decido di non parlare dell’accaduto a Catia,
ho paura che avvertendola, sia come far capire agli inglesi che so di essere sotto
controllo.
vediamo
se ci portano loro a pozzetto
Dopo tre giorni ricevo tre telefonate.
La prima di Michele: - Ricambi pronti, porta
l’ambulanza e il blocchetto degli assegni!
La seconda di Armando: - E’ strano. La
Luftwaffe non dichiara nessun abbattimento notturno in quella zona e data. Sei
sicuro?
- Certamente.
- Allora mandami tutte le info disponibili
che le passo ad un gruppo di appassionati di ricerche di aerei precipitati. Se
possono andare a fare un sopralluogo forse qualcosa riescono a scoprire.
Mi faccio dare la sua mail e mi metto al
lavoro.
Cerco in Internet la cartina IGM della zona
di Pascelupo, la scannerizzo e segno, col pennarello, la zona di atterraggio e
la zona dove l’Anson è precipitato. Poi la integro con la scannerizzazione di
una foto satellitare della zona in grossolana scala 1:25.000 e gli invio il
tutto, informazioni comprese.
La terza è di Margaret.
- Salve Andrea! Purtroppo ti volevo avvisare
che George non sa nulla riguardo agli appunti di nostro padre sulla guerra. Ma
tra qualche giorno tornerà qui, a casa, e cercherà tra le cartelle nel suo
studio. Ti farò sapere presto.
- Grazie Margaret.
- Di nulla. Spero di rincontrarti presto qua
a Gubbio o in qualche torneo.
- Sicuro. Ciao.
George
è stato distaccato
Passano
altri due lunghi giorni, conditi da ricerca in mare e in spiaggia e alcune
gradevoli trombate. Finisce anche il corso di burraco, in teoria ora dovrei
mettermi a fare qualche torneo. Ma non è che ne abbia molta voglia; con Catia
sempre presente è poco igienico andare a pescare qualche interessante tardona
ai tornei e il fascino delle carte non ha lo stesso richiamo. Poi non mi sento
a mio agio: un misto di nervosismo e preoccupazione sapendo di essere
controllato morde i miei pensieri.
Ma una notte, in pieno sonno, ho la
folgorazione.
Mi sveglio e vado alla libreria nel salotto.
Tiro giù un pesante volume: “Cento sommergibili non sono tornati” di Teucle
Meneghini, un ricordo della mia vecchia zia, coinquilina del convento di
Migiana di Corciano dove abitavo una vita fa.
Mi preparo un caffè, mi siedo sul divano e
comincio a sfogliarlo. Prendo un foglio e una penna e inizio a segnare dei nomi
di sommergibili. Ogni tanto ne cancello qualcuno.
Dopo due ore ho i fatidici quattro nomi.
- Perla la femminuccia, Zaffiro, Turchese e
Millelire i tre maschietti! - esclamo soddisfatto.
si
perpetua la tradizione di famiglia
Anche mia zia aveva messo ai suoi
innumerevoli felini il nome di sommergibili italiani della seconda guerra
mondiale.
Ripensandoci, poi, anche Giorgio Gaddi (l’ex
proprietario di Carpaneta) aveva la stessa fissa.
certo
di sommergibili italiani ne sono sopravvissuti pochi alla guerra, speriamo
meglio per i micetti!
Ken mi comunica una notizia che già
sospettavo: la RAF non ha denunciato nessuna perdita di aerei la notte del 31
maggio 1944 sopra Pascelupo.
Armando mi conferma il ritrovamento di alcuni
rottami, identificati come quelli di un Avro Anson, recuperati a circa mezzo
chilometro dal Campo Lungo da parte della squadra di cacciatori di aerei.
- Ma c’è una cosa strana – dice - Hanno
ritrovato solo bossoli di 20 mm americani e niente di tedesco. E pure un pezzo
di lamiera della fusoliera, hanno detto, con dei fori compatibili con
proiettili sparati da cannoncini da 20 mm. Ho un dubbio.
- Cioè? - chiedo.
- Fuoco amico: un maledetto incidente.
- Spiegati meglio.
- Bossoli americani di cannoncino da 20mm e attacco
notturno. Tutto mi fa pensare a un P-61 dell’USAAF a caccia libera che tira giù
un altro aereo alleato. Anche se…
- Anche se?
- Anche se vale lo stesso discorso fatto per
i tedeschi. Che c’era mai di importante a Pascelupo per giustificare il
pattugliamento? O forse si tratta di una banale coincidenza. Sopra quel luogo -in altro momento- potrebbe essersi svolto un combattimento tra un aereo
dell’USAAF e un altro non meglio identificato e i bossoli, ma solo quelli
americani, sono caduti vicino ai rottami.
- mmmm
- Strano… eh?
Strano o non strano, comunque, non ho fatto
un passo in avanti.
La buona notizia arriva il giorno dopo.
- La tua Regina è pronta! - fa Michele.
Vado a riprenderla e ingrasso il conto corrente
del meccanico di 1.500 Euro. Anche la batteria era più di là che di qua: sostituita.
Assorbo il trauma molto lentamente e
sprofondo in uno stato di quasi depressione.
Rifiuto pure l’invito di Catia per il torneo
serale di burraco.
- Ti ho trovato una socia simpaticissima! -
dice.
sai che
rospo!
Declino adducendo una scusa poco plausibile.
Infatti, alle 21, Catia bussa alla mia porta.
- Che ti succede? - chiede.
- Sono scoglionato.
- Qualcosa non va?
- Sì.
- Parliamone - accomodandosi al tavolo e lasciandomi
la mano solo per permettermi di farle il caffè.
- Allora? - indaga.
- Sono un coglione; non ci ho capito un
cazzo. Ho percorso un sentiero impraticabile e ora sono davanti ad una palude.
Devo tornare indietro e cominciare tutto daccapo.
- Non capisco - fa preoccupata.
Prendo il libro scritto dal combattente inglese
e lo appoggio sul tavolo, mentre Catia si accende una sigaretta che volentieri
sbranerei. Lo apro sul capitolo della missione fallita e allontano il
segnalibro.
- Ho riletto il capitolo tre volte nel
pomeriggio e sono arrivato ad una conclusione: la peggiore. Sono partito col
piede sbagliato. Ho indagato su un dettaglio che mi ha portato a spasso nel
buio e ho tralasciato la vera cosa importante.
- Cosa?
- Già… cosa? Non lo so. Non ne vengo a capo.
Eppure è tutto sbagliato. Non è la missione la cosa fondamentale.
- E cosa, allora?
- Non-lo-so! C’è qualcosa che non riesco a
vedere, a cogliere. Qualcosa di nascosto.
Catia prende in mano il libro: - Ma c’è la chiave.
Qui è nascosta la chiave.
Mi blocco, come paralizzato.
- Ripeti.
- La chiave sta qui - mostrandomi il volume.
- MA PORCA PUTTANA LURIDA E TROIA ZOZZA DI
UNA ZOCCOLA MAIALA CHE NON E’ ALTRO! - esplodo.
- Non bestemmiare!
- Non bestemmio! Maremma maiala putrida e
impestata! LA CHIAVE E’ QUI!!
Le strappo il volume dalle mani.
- Il libro è stato ricopertinato! L’edizione
originale aveva la copertina di cartoncino morbido!
- Cosa? - fa perplessa.
Non le rispondo e corro nello stanzino dove
tengo l’attrezzatura da ricerca. Torno con un pinpointer in mano.
- Cos’è? Un vibratore? - chiede.
- Sì! Preparati ad una notte di sesso
selvaggio.
- Uaoo!
- E’un pinpointer, un metal detector in
miniatura. Si usa nelle ricerche terrestri. Serve a localizzare l’oggetto nella
buca per evitare di danneggiarlo durante lo scavo.
- E a noi serve per?
- Lo vedrai.
Prendo il libro, lo apro appoggiandolo sul
tavolo con la copertina in pelle rivolta verso l’alto. Accendo il pinpointer e
comincio ad esplorarla. Ma niente “bip”.
o
cazzo!
Controllo che lo strumento funzioni sulla
maniglia di ottone di una porta.
bip-bip-bip-bi-bi-bi
Riprovo sulla copertina. Silenzio.
Lo appoggio sopra al volume e guardo
sconsolato Catia.
- Niente chiave all’interno – dico - Hai la
possibilità di fargli una radiografia domattina?
- Certamente! Vado dal Matteo, ha il
macchinario alla sua clinica veterinaria.
- Bene! - battendo la mano sul tavolo.
Il pinpointer comincia a rotolare dalla
copertina del libro, scende sul piano del tavolo e si ferma appoggiandosi al
segnalibro in pelle.
bip-bip-bi-bi-bib-bi-biiii
Volto di scatto la testa verso il segnale.
- E’ qua! - faccio afferrando il segnalibro.
Cerco nel cassetto della scrivania un
taglierino, lo trovo e comincio a incidere le cuciture della pelle.
Dopo un paio di minuti metto a nudo un sottile
righello di lamiera di alluminio, appuntito in basso e con un ovale in alto
dove è inciso il numero 18.
- Che cazzo è? - mi chiedo ad alta voce.
- Lo so io - risponde Catia.
Il nuovo arrivo gradisce il buffet di benvenuto. |
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