LA CUCCIA DEL CAPO
Premessa: in queste calde sere di Mondiali mi godo la partita direttamente in cucina, con finestrone e portoncino di casa aperti per creare l'effetto brezza marina, sempre in compagnia di una venticinquina di gatti a cui frega una mazza della partita, ma assai del gelato che assaporo durante la stessa. Incuriosito da tutti questi movimenti anche NONNI abbandona il suo amato cesto sul tavolo della sala sopra, forse anche perché preoccupato che gli dico sempre che la sua probabile causa di morte potrebbero essere le piaghe da decubito. Ma NONNI è un asociale con i suoi simili e preferisce stendersi solitario sulla veranda fuori a godersi la brezza simil-marina. E' molto diligente; dopo un'oretta di fresco risale a sentire caldo sul suo cesto.
Fatto: ieri sera non c'era la partita ma mi sono attardato lo stesso in compagnia del gelato (e conseguenti 25 felini). Anche NONNI ha rispettato il suo rito. Al momento di andarmene a nanna ho scoperto il cesto di NONNI vuoto. Non era neppure in altri due posti dove ama riposare, forse per evitare le piaghe da decubito. Scendo e lo chiamo: nulla. Prendo la torcia e inizio una sommaria ricerca; a tre metri da casa inizia il bosco e cercare un gatto nero in un bosco di notte non è proprio la cosa più semplice del mondo. Rifletto che NONNI ha un passato di circa due secoli in una colonia felina, e di quelle toste (mica la casetta del bosco!), e decido di lasciare perdere le ricerche e farlo dormire fresco la notte, tanto la mattina appena apro il finestrone si precipiterà dentro a divorare paté e crocchette (visto che la seconda possibile causa di morte potrebbero essere i crampi alle mandibole).
La mattina, di molto prima mattina, invece nulla! I soliti 25 disperati (più un'altra decina desiderosi di darmi il buongiorno) a controllare cosa mi prepari per colazione. NONNI assente. Lo chiamo ripetutamente fino a quando devo andarmene al lavoro e, per favorirne il rientro, lascio pure aperto il finestrone della cucina.
Al ritorno, per pranzo, di NONNI ancora nessuna traccia. Nella mia testa cominciano subito a frullare le peggiori ipotesi: A) si è allontanato di notte e chissà dove sarà finito - B) ha avuto un colpo apoplettico (alla faccia delle piaghe e dei crampi) e giace esanime sotto qualche cespuglio - C) se l'è mangiato il cinghiale che viene la notte - D) si è rotto i coglioni della vita da pensionato ed è tornato alla sua Colonia.
Cominciano le ricerche in grande stile, ma dopo aver pranzato. Lo chiamo mentre frugo ogni cespuglio vicino casa, ispeziono accuratamente la Reggia bis con i suoi innumerevoli nascondigli, vado all'uliveto per controllare se sia già in putrefazione là. Finché mi decido a scendere nel bosco del fosso, la via più logica, in compagnia dei 15 felini più esperti nella ricerca di propri simili. Dal fosso prendo l'Autostrada dei Cinghiali che sfocia in un bosco bellissimo e dopo poca strada compaiono nell'ordine RUCOLA, CICALINA e la MELINA. Di NONNI nessuna traccia. Sì è fatto tardi; devo passare a nutrire due colonie e voglio fare un giro in auto fino alla fine della via, dove termina pure la civiltà. Preparo i viveri e faccio un sommario inventario per non dimenticare qualcosa; il coltello! (un gattaro che si rispetti esce sempre armato)
Salgo nella mia tana e nel cesto sul tavolo trovo NONNI impegnatissimo a farsi notare con ogni gesto affettuoso che conosce.
NONNI!!!
Prr...prrrr...maomaomao... (dammi da mangiare che ho fame e in culo ai crampi!)
Mentre gli preparo doppia razione di paté la piccola PAOLINA, l'unico simile che NONNI sopporti, bisbiglia:
-Mai sottovalutarci, noi gatti neri...
NONNI e il suo cesto |
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