DEBITI e PINELLE
(Le pinelle sono come i debiti:
se ne hai troppe sono solo problemi)
- 10° capitolo -
E’ tempo di referendum in Colonia: ben due,
un’espulsione ed un’ammissione.
L’espulsione riguarda SAETTA, reo di non
partecipare più alla vita della Colonia e di aver interrotto senza valido
motivo la narrazione della storia della stessa.
L’ammissione riguarda invece il colosso
OSCAR, anche se a tutti gli effetti si è già stabilito da noi e spadroneggia
neppure fosse lui il Capo.
Tra i due, è risaputo, non corre buon sangue
quindi il colosso OSCAR è diventato promotore del SI (cacciamo l’antipatico
SAETTA) e promotore dell’astensione al referendum che lo riguarda. Come a dire:
ci sto e ci rimango, volenti e nolenti.
Per il raggiungimento del quorum ha promesso
di appiccare al castagno più alto chiunque si asterrà dal voto su SAETTA e di
“copare” il famoso +1 oltre al 50% che si presenterà alle urne sul referendum
che lo riguarda.
Ah! Com’è poliedrica la democrazia!
10
Complice una fastidiosa pioggerellina e un
mare mosso che esclude qualsiasi tipo di ricerca ho un’ intera mattinata per
riorganizzare le idee su questa indagine da detective della domenica. Ho una
convinzione, supportata solo dall’istinto: il monaco è il punto focale di
tutto. Ma non ne conosco il nome e il cognome, l’età -forse è già morto, stiamo
parlando di un fatto di 67 anni fa- e neppure il luogo di nascita. E’ un
italo-americano, ma è nato in Italia o negli Stati Uniti? E’ un benedettino;
come potrei fare una ricerca tra tutti i monaci benedettini a cui manca
l’ultima falange del mignolo della mano sinistra?
Cominciamo dal principio: l’autore.
Con l’aiuto di Google vado a caccia del
sergente Glen Grant. Mi si aprono quattromilioninovecentotrentamila (4.930.000)
link! Sbarro gli occhi e inizio a leggere. Dopo un’ora so tutto sul single malt
Scotch whisky ma un cazzo sul sergente. Mi concedo dieci minuti di pausa.
Dopo un’altra ora trovo degli omonimi, in
carne, ossa e foto, su Facebook e stronzate similari della rete. Controllo
attentamente tutti i profili ma nessuno dei signori Glen Grant sembra essere
quello che cerco. Uno -addirittura- è un transex brasiliano!
Un caffè non autorizzato, a metà mattinata,
mi provoca un’irresistibile voglia di sigaretta. Resisto, anche perché non ne
ho in casa. Ma la caffeina stimola la fantasia e decido di intraprendere
un’altra strada.
Chiedo a Google qualche informazione sul
titolo del libro. Anche qui nulla di buono: memorie di un combattente politico
italiano, di un capo sioux, di un guerriero palestinese, di una geisha e tanti
altri. Sono 329.000 risultati.
Continuo a spulciare tra le pagine fino a
quando sono colpito da un’altra idea. Aggiungo a “memorie di un combattente” la
sigla SOE e tra i 1.750 risultati trovo, finalmente, qualcosa di utile. Nella
discussione, in un forum di militaria della seconda guerra mondiale, leggo il
seguente intervento: “L’episodio del
sabotaggio della linea ferroviaria Kiruna-Narvik è citato pure nel’introvabile
libro “Memoirs of a fighter” di Lionel Hawtin, sabotatore del SOE…“
Schizzo a chiedere a Google informazioni su
Lionel Hawtin e il libro.
Trovato!
Lionel
Hawtin (Manchester 10/06/1913 – Londra 24/11/1949), sottufficiale di prima
classe del SOE si è distinto, nel corso della seconda guerra mondiale, in
numerose azioni di sabotaggio in Francia, Norvegia e Olanda, occupate dalle
truppe naziste. Rimase gravemente ferito nel corso della sua ultima azione, in
Francia, alla vigilia del D-Day, e fu riconosciuto delle più alte onorificenze
dell’esercito inglese e della Casa Reale. Nel 1947 scrisse il libro “Memoirs of
a fighter” che, però, fu bloccato nella diffusione dal MI-6 in quanto conteneva
nomi e riferimenti a personale ancora in servizio presso l’Intelligence
inglese. La vedova, Claire Stutton, dopo essersi trasferita in Italia, nel 1951
tradusse il libro e lo pubblicò con il suo titolo originale tradotto, ma con lo
pseudonimo di Glen Grant.
- Esiste! - grido.
o
meglio: esisteva
Nel pomeriggio il cielo si apre e la pioggia
cessa. Ne approfitto per fare una passeggiata in spiaggia col mio SOV GT, un
metal detector lento e pesante ma con una formidabile discriminazione. Se ci
prendi l’orecchio scavi solo quello che merita di essere scavato.
Contrariamente a quanto si possa pensare, la ricerca su spiaggia non ti
permette di concentrarti nei tuoi pensieri. Non so come avvenga, ma il cervello
si svuota di tutto e viaggia in folle. Provo ad abbozzare una riflessione su
Catia, come donna.
sarebbe
anche l’ora di trombarla
E, mentre sto fantasticando su quelle che
potrebbero essere le sue migliori doti sessuali, il suono nelle cuffie mi
riporta al presente. Scavo una moneta da 1 Euro.
Continuo a camminare con la mia disordinata
traiettoria zigzagante e capto altri segnali. In un paio di ore ho fatto
bottino. Una decina di Euro, un vecchio gettone telefonico, un orecchino, forse
d’argento, il rottame di un braccialetto, anche questo d’argento, e un telefono
cellulare con ancora la Sim-Card inserita. Per ripercorrere a ritroso i tre
chilometri della passeggiata spengo il metal e mi dedico a pensieri meno
proibiti e dolorosi.
devo
contattare Ken
Dopo cena spedisco una e-mail a Ken, vecchio
compagno d’avventure in terra umbra e amazzonica. Gli invio la classica mail di
cortesia e pettegolezzi vari con il saluto finale “So long”: sta a significare
che deve controllare l’altra casella di posta elettronica, non riconducibile a
lui, con un pc a connessione protetta, perché ho qualcosa di confidenziale da
dirgli. Anche io prendo un altro pc con la Sim-Card della chiavetta non riconducibile a me e gli
scrivo.
“Ciao
vecchio!
Sto
svolgendo un’indagine amatoriale per conto di un’amica.
Ho
bisogno che qualcuno mi entri nell’archivio del SOE britannico (sì! lo stesso
dell’altra volta!) per verificare lo stato di servizio del sottufficiale di
prima classe Lionel Hawtin durante la seconda guerra mondiale.
Più
precisamente sono interessato alla sua ultima missione: quella del
maggio-giugno 1944 in Italia.
Fammi
sapere appena puoi.
L’ex
trombatore.”
Ken è un hacker e ha un grosso concorso di
colpa nel fatto che mi sia ridotto a raccogliere monetine sulla spiaggia: circa
dieci anni fa, con l’inganno, mi costrinse ad impugnare le armi e fare una
mattanza.
Ma, cinque anni fa, al mio ritorno dal
Sudamerica, mi aiutò a sbrogliare un’intricata matassa violando, insieme ai
suoi fratelli hacker della rete, gli
archivi informatici del SOE.
Lui ha preferito continuare la vita in
Amazzonia, insieme alla sua donna, dove hanno creato una scuola in un villaggio
sperduto nella foresta e conducendo una pericolosa campagna contro le
multinazionali che stanno deforestando quell’angolo di paradiso. Ora rischia la
vita più di quando, insieme, eravamo là a proteggere gli interessi di una
potente famiglia mafiosa italiana nelle piantagioni di coca.
Mentre sto scrivendo, nella piccola sala, ho
la porta di ingresso aperta e noto il solito gattino tigrato che fa capolino e,
pian piano, annusando e scrutando tutto attentamente, entra e comincia un
piccolo giro di perlustrazione. Poco dopo è seguito dalla piccola tricolore e
da un altro fratellino tigrato. Faccio finta di nulla, continuando a scrivere e
a navigare su Internet.
Dopo un’oretta il divano è colonizzato dai
tre piccoli animaletti pelosi, ma quando si affaccia Misha e li richiama con un
miagolio particolare si alzano e corrono da lei.
Nel frattempo ho chiesto a Google notizie su
Claire Stutton.
Sconosciuta; almeno quella che sto cercando
io. Ce ne stanno altre tre, sempre su Facebook e altre community, ma, dall’età,
non possono essere certo quella che mi interessa.
Prendo il libro in mano e controllo un
particolare.
Cerco pure la “Littorina Editrice – Firenze”:
risulta fallita nel 1953.
Seconda mossa: “Tipografia Giannelli – Città
di Castello”.
E’ viva e vegeta.
benissimo!
Prendo appunto del numero telefonico e
dell’indirizzo e-mail.
Anche la mattina successiva la pioggia mi
trattiene dalla cercata in spiaggia. Ne approfitto per un rapido salto in paese
a fare provviste alimentari e letterarie. Il piccolo supermarket ha un
espositore dedicato ai più svariati generi di libri.
Quando
sono in crisi di astinenza, pur di non raggiungere la grande libreria di Grosseto,
mi accontento di quello che passa il convento. Prendo tra le mani un volumetto
scritto da uno sconosciuto giornalista: “Le bufale dell’informazione”. Leggo la
presentazione sulla quarta di copertina: parla di come certe notizie di
fantasia possano essere spacciate come vere nell’informazione quotidiana.
18
Euro? troppo
Rinuncio all’acquisto e ripiego su un
volumetto che parla di gatti al modico prezzo di 9,15 Euro.
comincio
ad ammalarmi di felinite?
Tornato a casa mi metto a fare la brava
casalinga e giù di aspirapolvere, Mocio, Lysoform, Cif, Viakal, Vetril e tante
altre maialate, che per pulire 80 metri quadri ne inquini 500.
Ma il lavorare di straccio e ramazza ti
permette di pensare, al contrario del metal.
Ripenso al libro sulle bufale che non ho comprato.
e se
fosse tutta una bufala? se la missione in Italia non fosse mai avvenuta? se il
segnalibro inserito là fosse una semplice casualità?
Il tarlo mi si insinua nelle meningi.
Finisco di tirare a lucido la tazza del cesso
dove -come dice la pubblicità- ora ci potrei mangiare dentro.
… ma
vaffanculo!
Passo al computer.
Comincio a cercare tracce di questo piccolo
monastero distrutto dal bombardamento. La ricerca è difficile. Con le parole
“monastero e bombardamento” Google mi apre più di un milione di riferimenti,
quasi tutti riguardanti Montecassino.
Quasi.
A pagina 2833 trovo un indizio.
Un sito di appassionati del C.A.I. che tratta
di trekking ed escursioni sull’Appennino umbro-marchigiano riporta:
“… il
percorso è agevole e, con una deviazione di 15 minuti, all’altezza
dell’incrocio tra i sentieri 441 e 467, è possibile visitare i ruderi del
piccolo monastero benedettino di San Romualdo, distrutto da un bombardamento
aereo il 1 giugno 1944…”
Prendo appunto e comincio a cercare il
Monastero di San Romualdo.
eccolo!
Le notizie sono poche e frammentarie. Nulla
che mi possa interessare, a parte la visita alle sue rovine descritta nel libro
“Silenziosi sentieri” di Giovanni Arcamone, edito da Grifo Edizioni – Perugia
nel marzo del 1978.
Il monastero si trova sul Monte Cucco, in
territorio umbro, tra Isola Fossara e Pascelupo.
Mi metto a caccia del libro sulla rete:
nessuno lo ha in catalogo. L’unica vendita trovata è su E-bay, oltre un anno
fa.
Telefono alla mega libreria di Grosseto e
provo ad ordinarlo. La commessa prende l’ordine e mi rassicura che farà delle
ricerche contattandomi in ogni caso.
a
proposito di libri!
Mi ricordo della tipografia di Città di
Castello. Prendo il numero di telefono e chiamo. Mi risponde una segretaria a
cui mi presento col mio vero nome, ma
sotto mentite spoglie di giornalista. Alla mia strana richiesta mi mette in
attesa, poi mi passa il titolare. Mi ripresento e gli spiego cosa cerco.
- Lo abbiamo stampato nell’ottobre del 1951?
- mi risponde - Come faccio a sapere qualcosa? Neppure ero nato! - poi un
momento di silenzio - Però… papà, sicuramente. Senta Rossi, stasera ne parlo
con mio padre, allora dirigeva lui la tipografia e -se richiama domani- forse
qualcosa le potrò dire.
Ringrazio e saluto.
Il colosso OSCAR semina il terrore in Colonia solo con lo sguardo |
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