mercoledì 21 giugno 2017

STORIA DELLA COLONIA







LA TRANSUMANZA





- Anche oggi si schiatta dal caldo! SAETTA, per punizione scrivi una nuova puntata della STORIA DELLA COLONIA!
Il Capo è inquieto, come fosse colpa mia se Monte Malbe non è indenne dal caldo tropicale. Vabbè… accontentiamolo, ma più si invecchia e più diventa scorbutico.

LA TRANSUMANZA

Fu una domenica pomeriggio che il Capo ci mise in apprensione
- Hanno messo tempo buono per tutta la settimana, domani preparatevi! – lasciandoci con questa oscura minaccia.
I più pavidi temevano una somministrazione supplementare di antipulci, un nuovo sperimentale antipulci radioattivo che teme l’umidità.
I pessimisti ipotizzavano un nuovo abbandono a loro stessi, anche da randagi.
I catastrofici vagheggiavano che sarebbero arrivati i furgoni cellulari della ASL a catturarci, portandoci via di qua per rinchiuderci in un triste gattile.
Gli ottimisti quel pomeriggio erano assenti.
E venne il “domani” con il Capo che alla solita ora si presentò con il rancio.
Ma ci fu una strana novità: niente più pasto sui tavoli del giardinetto; la distribuzione del cibo avvenne sul muretto sopra e sulle grandi pietre vicino alla vecchia altalena.
?
Il “domani” + 1 portò ancora un piccolo cambiamento: stavolta il pasto venne distribuito sui tavoli fatti con delle enormi pietre sotto agli ippocastani.
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Il giorno dopo nessuna variazione, a parte che l’assistente Umberto arrivò e continuò a sfamarci ai tavoli di cemento nel giardinetto. Il Capo. Invece, ripeté l’operazione al posto del giorno prima.
??? (Non ci capivamo più un cazzo)
Giovedì il Capo cambiò ancora posto e somministrò il pasto sopra il tavolo di pietra più lontano al giardinetto.
???? (CERES si attivò per interpellare un valido psichiatra specializzato in umani)
Venerdì si mangiò a terra, come fosse un picnic sull’erba, all’imbocco del sentiero che scendeva alla misteriosa casetta. Sabato fu la stessa cosa (Lo psichiatra interpellato aveva rifiutato l’incarico adducendo assurde scuse per non confessare che oramai era troppo tardi per qualsiasi cura).
Comunque i meteorologi ci avevano azzeccato: niente pioggia da una settimana.
E venne la domenica!
Il Capo arrivò di buon mattino buttandoci tutti giù dalle cucce e cacciando dai nostri locali anche chi aveva fatto le ore piccole ed era ancora mezzo ubriaco.
- Fuori dalle palle! – imprecò – State in giardino che è una bella giornata!
- Sì!... Ma sono anche le otto di mattino… - protestò timidamente il nuovo arrivato UGHETTO.
Non ci furono Santi (malgrado fosse domenica), il Capo buttò fuori tutti e cominciò a raccogliere le copertine dai nostri numerosi giacigli.
- Un altro cambio? Oppure è il famoso sfratto di cui si vagheggia? – ci domandammo vicendevolmente.
Quando dai locali cominciarono ad uscire anche i cartoni, i cesti e i cubi di polistirolo cominciammo a temere che fosse la seconda ipotesi.
Poi il Capo fece un’accurata selezione delle nostre cucce, scartandone circa l’80%. Il rimanente, le più nuove e pulite se le caricò nella Land partendo, per poi fermarsi all’imbocco del sentiero che conduceva alla casetta.
Era giunto il famoso e temuto sfratto! Ora sarebbero arrivati anche i famigerati furgoni cellulari della ASL a prelevarci!
Ci fu un rapido e silenzioso fuggi-fuggi.
Solo io, TAZZA, LITTORINA, ROSINA e BERENICE andammo a vedere cosa stesse combinando il Capo.
Scendemmo alla casetta di legno e lo trovammo intento a sistemare quei quattro contenitori di polistirolo sugli scaffali metallici che aveva montato.
Gli scaffali erano già pieni di altre nuove cucce con le copertine pulite!
Finito di sistemarle il Capo impugnò il trapano a batteria e cominciò un lavoro certosino per fare due aperture quadrate agli estremi del lato con la porta della casetta. Poi ci montò due strane cornici con un coperchio basculante trasparente.
Finito il tutto, tra bestemmie immemorabili per aver lavorato chinato col mal di schiena, proclamò - E ora facciamo la prova!
Acciuffò la ROSINA e la catapultò dentro la cornice di destra, il coperchio basculò e la ROSINA si ritrovò, mezza spaventata, dentro la casetta. Il Capo chiuse le porte e ci sussurrò - Se quella mezza ritardata capisce come si può uscire lo capite tutti! (PERONI non era ancora arrivato da noi, altrimenti il posto da mezzo ritardato sarebbe stato suo d’ufficio)
Come per miracolo, e soprattutto per dimostrare che mezza ritardata non era, ROSINA uscì dall’altra cornice, si guardò intorno poi rientrò inaugurando subito la cuccia più comoda per riprendere il sonno interrotto.
- Perfetto! – esclamò il nostro umano – Ora l’ultimo tocco!
Tornò alla Land e riscese con un cartone colmo di ogni ben di Dio: ciotole nuove fiammanti che riempì con crocchette di estrema e a noi sconosciuta qualità, altre con acqua limpida e disseminò pure il piazzale e l’interno della casetta con palline da ping pong e giochi vari.
- Ma… è un asilo? – chiese BERENICE.
Il Capo non rispose e ci lasciò con un - Ci vediamo nel pomeriggio!
Cominciammo la nostra esplorazione in anteprima mentre TAZZA andava a richiamare i pavidi fuggiaschi.
Al pomeriggio, solita ora, il Capo si presentò alla Colonia Vecchia per chiamarci e farci mangiare chissà dove, stavolta. Ma non c’era nessuno!
Scese pensieroso verso la casetta nel bosco, da dove aveva inteso arrivare qualche strano rumore, e ci trovò tutti là. Chi correva e si azzuffava per prendere l’inafferrabile pallina da ping pong rosa, chi, agguantato tra le fauci il verde topolino peloso, saliva su un castagno per non dividerlo con gli altri, chi in piena coma digestiva per aver abusato delle crocchette di estrema qualità chi, ancora, russante dentro una delle nuove cucce.
- Bravi! – ci fece orgoglioso – Avete capito che questa sarà la vostra nuova casa!
Poi, vedendo a terra in mille pezzi gli sportelli basculanti delle gattaiole cambiò umore e si mise silenziosamente ad aprire la solita dozzina di scatolette.
Quello fu il nostro primo pasto alla COLONIA NUOVA!
Era il 9 maggio 2010

Vostro SAETTA (attuale memoria storica della Colonia)

UGHETTO
Autoproclamatosi Gatto-immagine della Colonia Nuova

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