mercoledì 19 ottobre 2016

QUARK - Misteri e Leggende di Monte Malbe








7

GIANGIO
(un Mistero risolto)






Arrivò alla Colonia Vecchia quasi alla fine del 2008, stanco, vecchio, sporco, affamato e terrorizzato dall’uomo: il perfetto profugo, quello con le pezze al culo, senza migliaia di euro per pagarsi la traversata e l’immancabile I-phone attaccato all’orecchio mentre elemosina fuori dal supermercato. 
Sì, lo so! A Monte Malbe non c’è il mare e nel 2008 l’ I-phone manco sapevamo cosa cazzo fosse… comunque non parliamo di risvolti socio-politici che il lettore potrebbe non gradire, come avrebbe detto il saggio TAZZA.
Quando il Capo lo vide ci domandò subito se avevamo intenzione di fare uno zoo, che comunque era vietato dal regolamento, e provò a cacciarlo via.
Niente da fare, la fame era più forte del terrore e dello sguardo truce del Capo che si commosse e gli aprì una scatoletta dei peggiori bocconcini in commercio raccomandandogli: - Poi ti togli dai coglioni… intesi?
Ma GIANGIO (il nome di battesimo arrivò al secondo giorno di permanenza in Colonia) rimase e i fetidi bocconcini felini divennero un prelibato piatto di Chappi carni bianche con avanzi di cucinato.
Chappi! Esatto!
GIANGIO era un cane: un setter o qualcosa di simile, senza collare e probabilmente scappato via a qualche cacciatore che lo maltrattava.
Il Capo provò a farselo amico diverse volte ma il ricordo delle botte subite aveva sempre il sopravvento su lui e si stabilì un tacito patto: ti nutro e tu difendi i pulciosi dalle incursioni dei tuoi simili. Praticamente lo fece diventare un rinnegato, come le guide indiane che affiancavano le giacche blu nel vecchio West.
GIANGIO sposò l’incarico e divenne un perfetto contractor per la Colonia, volle solo un’integrazione di paga: voleva leccare tutti i nostri piatti con gli avanzi del pasto.
Un’anima pietosa costruì per lui pure una fatiscente cuccia ai lati del giardinetto, nascosta, ma da dove lui poteva controllare tutto senza essere visto.
Svernammo con GIANGIO che badava alla nostra incolumità fino a che, una mattina di primavera, GIANGIO sparì nel nulla.
Lo cercammo in largo e in lungo; quel botolo pieno di pulci e zecche era la nostra protezione e oramai ci eravamo pure affezionati a lui.
Anche il Capo ci rimase male ma alzò le spalle commentando: - Sarà tornato da quel testadicazzo del suo padrone!
Invece, una mattina al Canile sanitario, mentre viaggiava col solito trasportino con annesso gatto da sterilizzare, gli arrivò la notizia di una cattura di un vecchio cane da caccia a Monte Malbe e, contemporaneamente, una serie di strani ululati all’orecchio.
Il vecchio GIANGIO, catturato con perizia da uno spacciatore tossico che lo aveva poi consegnato al Canile comunale, lo aveva riconosciuto dal suo recinto.
-         -Invece di schiattare sotto una quercia manco i cazzi suoi si fa quel rifiuto! – il solito commento caritatevole del Capo.
Finì che GIANGIO, non chippato e non adottabile per il suo comportamento, finì i suoi giorni chiuso in qualche prigione per cani, senza aver commesso reati.

Sembra quasi uno spaccato dell’Italia attuale… 

Alla Colonia Vecchia tutti aspettano il ritorno di GIANGIO per il pasto!

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