sabato 25 marzo 2017

STORIA DELLA COLONIA








LA CASETTA DEL MISTERO




SAETTA assomiglia sempre più al Capo: schivo e scontroso, di poche parole (cioè miagolii) e ora pure col blocco dello scrittore.
- Non è colpa mia se il mio intelletto non collabora! – si è giustificato.
- Guarda che il Capo mica fa lavorare il cervello quando scrive! – ha replicato TARANTOLA – Fa come lui, butta giù le prime stronzate che ti passano per la testa!
- Ah… vabbé! Ci provo…

LA CASETTA DEL MISTERO

La casetta era terminata, ma il Capo non si decideva a portare su gli arredi e soprattutto il frigorifero che i Gatti della Reggia descrivevano pieno di ogni ben di Dio commestibile.
- Forse Micia l’ha perdonato e se lo tiene – ipotizzò ancora SCIRE’.
- E con questa capanna cosa ci facciamo? – il pensiero comune.
Invece il Capo tornò più volte ad ammirare la sua creatura e a sistemare piccoli dettagli.
Uno proprio piccolo non era; progettò (male) e costruì (peggio) una tettoia lungo un lato della casetta.
Troppo penduta e bassa, sbilenca tanto da far pensare al genio che progettò la Torre di Pisa, ma la ancorò a terra manco dovesse reggere alla furia di qualche tifone tropicale.
Comunque quella casetta in mezzo al bosco continuava ad essere un mistero per tutti noi, e pure per gli umani che la guardavano un poco perplessi.
Una mattina beccammo il Capo a piantare a terra, a suon di mazzate, dei poveri pali di castagno con un’estremità appuntita. Poi ci fissò una rete sbilenca e strana che riconoscemmo come una rete per pecore, uguale a quella che aveva il contadino sotto (forse una losca fornitura di INTREPIDO). Con pali e rete delimitò un grosso spazio intorno alla casetta.
Il giorno dopo lo spazio fu chiuso da un cancelletto di legno, sicuramente l’opera più pregevole di tutta quell’impresa.
La casetta era stata circondata dalla recinzione e SCIRE’ ci ammonì di nuovo – Non ha funzionato, lo caccia e viene a vivere vicino a noi.
- Manca la cassetta postale! – notò VITTORIO.
- E pure il campanello col citofono! – BARTOLOMEO.
- E pure l’energia elettrica, così pure come l’acqua corrente – puntualizzò TAZZA.
- Si laverà alla fontanella del piazzale – la spiegazione dell’igienista LITTORINA.
- Oppure quando piove – PACCOLINO, famoso per la sua avversione all’acqua.
Poi, un giorno, successe un fatto strano: il Capo arrivò con la Land carica di profilati di ferro, anche un poco arrugginiti, e si mise a montarli dentro alla casetta. Alla fine del lavoro due lati della stessa erano occupati da una scaffalatura metallica.
- Apre un centro commerciale! – la spiegazione di BERENICE.
- Troppo nascosto e poco facilmente raggiungibile – TOPAZIO – Sicuramente qui spaccerà qualcosa di illegale!
Fu PAPERINO, durante una delle sue visite, a spiegarci l’arcano.
- Quella casetta è per voi. Ancora il Capo non vi ha informato che siete stati sfrattati dai locali degli ex bagni e vi trasferirà qua, in mezzo al bosco.
- Trasferirà pure quegli enormi scorpioni e quegli schifosi lumaconi neri che ci stanno là? – domandò a tutti la ROSINA (della Colonia).
- E le nostre pulci? Che fine faranno? – l’intoccabile e inavvicinabile CERES.
- Ma… - la domanda più sensata la fece la saggia MICIA – lascerà la porta aperta oppure darà la chiave della serratura a ognuno di noi?
- Ci chiuderà dentro tutto il giorno e avremo una mezz’ora d’aria solo quando verrà a portarci da mangiare – ATTILA, sempre incline al catastrofismo.
- Peggio che al 41bis!
- Io me ne vado, emigro in città!
- Ti seguo.
- Torno dalla mia vecchia famiglia umana!
- Sì! Quei grandi bastardi che ti hanno abbandonato, sai che contentezza quando ti rivedranno! – TAZZA riporta la calma – State buoni e vediamo cos’altro succederà. Non sottovalutiamo l’unico neurone rimasto al Capo.
E così fu; aspettammo con ansia gli eventi.


Vostro SAETTA (attuale memoria storica della Colonia)

L'informatore PAPERINO sempre in contatto tra Reggia e Colonia


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